New York - Una rete internazionale di contrabbandieri che ha venduto al mercato nero parti di armi a Libia, Iran e Corea del Nord era riuscita a mettere le mani sui progetti per una piccola arma nucleare avanzata, secondo la bozza di un rapporto di un ex ispettore Onu per il disarmo ottenuta dal 'Washington Post'. David Albright, ex ispettore dell'Aiea in Iraq, ha suggerito nel rapporto che i piani potrebbero esser stati messi a disposizione di gruppi terroristici o di Paesi all'indice della comunità internazionale.
I disegni, scoperti nel 2006 su computer di proprietà di tre uomini d'affari svizzeri, includevano dettagli essenziali per la realizzazione di un ordigno nucleare compatto in grado di esser montato sul tipo di missile balistico usato dall'Iran e da un' altra decina di Paesi in via di sviluppo. I contenuti dei computer sono stati recentemente distrutti dalle autorità elvetiche dietro ordine e sotto la supervisione dell'Aiea (l'Agenzia internazionale per l'Energia atomica dell' Onu) che sta investigando sulla rete di contrabbando, ora debellata, che faceva capo allo scienziato pakistano Abdul Qadir Khan, considerato il padre dell'atomica di Islamabad. Fonti Onu citate dal 'Washington Post' non hanno escluso la possibilità che i piani siano stati messi a disposizione di terzi prima della loro scoperta, ha suggerito Albright.
La rete di Khan aveva fornito alla Libia piani per un'arma atomica rudimentale, ma i disegni trovati sui computer svizzeri sono particolarmente preoccupanti per la possibilità che l' ordigno, di piccole dimensioni, possa essere montato su un missile balistico simile a quelli in possesso di Iran e Corea del Nord: "Per molti di questi Paesi è una questione di peso e di dimensione. Devono fare i conti con i missili che hanno nei loro arsenali", ha detto Albright in un'intervista al giornale. Non è d'altra parte chiaro se i progetti siano stati effettivamente passati a Teheran o Pyongyang o ad altre nazioni o gruppi terroristici, ha precisato l'ex ispettore.
I computer che contenevano i disegni erano di proprietà di tre membri della famiglia Tinner - i fratelli Marcio e Urs e il padre Friederich - identificati dagli Stati Uniti e dall'Aiea come complici della rete di contrabbando di Khan, che ha operato da metà anni Ottanta al 2003, quando è stata smascherata dai servizi di intelligence britannici e
americani. Khan, che ha confessato nel 2004, è stato perdonato dal presidente pachistano, Pervez Musharraf, senza mai essere formalmente incriminato, mentre i fratelli Tinner sono in carcere in Svizzera in attesa di processo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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