Controcultura

I pifferai magici della rete non sanno niente di niente. Ma hanno una fortuna: i follower sono peggio

Formano un esercito di pseudo-qualcosa, e battono i veri esperti grazie alla forza dell'ignoranza

I pifferai magici della rete non sanno niente di niente. Ma hanno una fortuna: i follower sono peggio

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I pifferai magici della rete non sanno niente di niente. Ma hanno una fortuna: i follower sono peggio

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Influencer, già questa parola ha sempre avuto un significato di per sé poco intelligente. L'importanza degli influencer si misura in follower, e più hai follower più sei importante come influencer. Tuttavia c'è un dato oggettivo: più sei intelligente meno hai follower, e meno hai follower meno sei influencer. Il risultato è che la rete, in particolare Instagram e YouTube, dove è possibile monetizzare, si è riempita di influencer.

Della maggior parte non si sa neppure chi siano, pseudomodelle influencer, pseudonutrizionisti influencer, pseudomedici influencer, e poi food influencer, influencer che ti dicono cosa fare per essere più felici, influencer osteopati, influencer che ti vendono detox, e perfino book influencer, che ti dicono cosa leggere perché è piaciuto a loro. Ma loro chi sono? Nessuno, hanno solo tanti follower. Il follower, per definizione, è uno che ti segue, e ritiene importante farlo perché vuole essere influenzato. Se l'influencer influenza, l'influenzato è ancora peggio, perché è quello che mette like. Il like è un altro metro di giudizio: più like hai, più ne stai influenzando, più l'influencer guadagna, magari rifilandoti un intruglio detox o un prodotto omeopatico o un bikini o un paio di scarpe a cui da solo l'influenzato non avrebbe mai pensato, perché l'influenzato non pensa, per questo ha bisogno dell'influencer, che non pensa neppure lui però almeno sugli influenzati guadagna.

Ma chi è questo qui? E questa qui? È un/una influencer, non hai visto quanti follower ha? Cosa? Duecentomila? Ma allora è una importante! Veri scrittori, veri scienziati, veri esperti di quella o quell'altra tal materia hanno regolarmente pochi follower, perché i concetti sono troppo difficili e sanno ciò di cui parlano. Per essere dei buoni influencer bisogna essere almeno come chef Rubio, che parla di tutto meno che di cucina (e quando parla di cucina è pure peggio), oppure essere delle perfette sconosciute ma avere un bel di dietro e un bel paio di tette da postare per tenere alta l'attenzione (e non solo quella) dell'influenzato.

La regina delle influencer che conoscono tutti è Chiara Ferragni, assolutamente incriticabile: se lo fai sei invidioso, dei follower che ha. Giacomo Leopardi oggi avrebbe certamente pochi follower, ve lo immaginate? Magari scriverebbe «è funesto a chi nasce il dì natale» e al massimo si troverebbe insultato dai non influenzati da lui: «a sfigato! ma parla per te!».

Nel 1961 Umberto Eco scrisse una fantastica fenomenologia di Mike Bongiorno, e il succo era: Mike piaceva agli spettatori perché rappresentava l'everyman, l'uomo qualsiasi, e chiunque si poteva sentire intellettualmente superiore a Mike Bongiorno, chiunque si sentiva a suo agio. Con gli influencer invece è cambiato tutto: non sanno condurre un quiz come Mike Bongiorno (il quale rispetto agli influencer era Einstein, precisiamo), non sanno niente di niente, parlano di tutto, e sono appena appena meno imbecilli di chi li segue.

A me, che non sono un influencer ma uno scrittore, quando sui social ricevo troppi like cancello il post: senza accorgermene devo aver scritto qualcosa di veramente cretino.

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