Una missione suicida: è questa in sostanza secondo Cgil, Cisl e Uil la battaglia sindacale degli orchestrali della Scala, rappresentati dal sindacato autonomo Fials, che nonostante lapprovazione del nuovo contratto da parte della maggioranza delle maestranze, ha indetto a sorpresa una serie di scioperi. Le ultime tre repliche della «Vedova Allegra» sono saltate, e da domani al 23 è previsto lo sciopero di tutti gli artisti, ricordato ieri sera, durante la rappresentazione della «Vedova allegra», dagli stessi cantanti: alla fine del primo tempo, infatti,chi era in scena ha accennato a una ripetizione dellultimo brano corale «Wie die Weber» (Come le donne) senza musica ma il Barone Mirko Zeta (interpretato da Wolfgang Bankl) li ha zittiti annunciando fra le risate del pubblico: «Sciopero domani». Ed è sempre più consistente il rischio che la prima stessa non vada in scena, il prossimo 7 dicembre. I confederali prendono netta distanza da questa prospettiva: «La situazione è davvero grave - ha detto Onorio Rosati, segretario generale della Cgil di Milano -. Con un colpo di mano incomprensibile Fials ha deciso di andare contro gli accordi sottoscritti da tutti il 30 luglio scorso. Così si mettono a rischio gli stipendi e i posti di lavoro stessi di tutti i lavoratori delle fasce meno retribuite».
Il contratto approvato a luglio prevede aumenti che vanno da 9.135 euro di un primo violino (il grado più alto in orchestra) ai 616 euro di un turnista di palcoscenico di sesto livello, con un rapporto 1481 a 100: secondo i confederali, insomma, sono stati già pienamente riconosciuti e retribuiti i meriti e le competenze dei maestri dorchestra. «Evidentemente vogliono più soldi, ma non hanno il coraggio di dirlo chiaramente» attacca Domenico Dentoni della Uil. Mentre Renato Zambelli della Cisl ha detto che «il Fials con questo atteggiamento sta storpiando, non esercitando il diritto di sciopero». Alla protesta del Fials aderiscono complessivamente 60 maestri dorchestra su 135 e 30 membri del coro. Mentre il contratto di luglio è stato approvato con un referendum dal 90 per cento dei lavoratori del Teatro. E se gli scioperi continueranno, avvertono i confederali, sono a rischio anche i posti di lavoro di 152 orchestrali «stagionali», presi in funzione dellaumento di spettacoli, e che saranno lasciati a casa se il bilancio della Scala va in rosso. A tutto questo si aggiungono i tagli che la finanziaria ha operato sul Fus, il fondo unico per lo spettacolo, che si è ritrovato con il 35 per cento di soldi in meno: impossibile, secondo Cgil, Cisl e Uil ottenere più degli 11 milioni e mezzo di euro di aumenti sugli stipendi già concessi dalla Fondazione.
«Se la prima del Don Carlo non andrà in scena - ha concluso Rosati - sarà il Fials a doversi assumere le responsabilità delle conseguenze». Intanto, domani sera Cgil, Cisl e Uil hanno indetto unassemblea alle 20 aperta a tutti i cittadini, con performance artistiche.
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