I «Pisapia-boys» si accaniscono contro la Moratti

«Gentile Signora, ho appreso dai giornali che si è dimessa dalla carica di Consigliere (...) una decisione sofferta, ma lungamente ponderata e presa per il rispetto che nutre per Milano e nei riguardi dell’importante lavoro che svolge il Consiglio comunale nella quotidianità. Ma allora perché nei cinque anni in cui è stata sindaco di questa città in Consiglio c’è andata pochissime volte, dimostrando un totale disinteresse per i lavori dell’Aula?».
Inizia così la «lettera aperta» postata su facebook da Paolo Limonta, fedelissimo di Giuliano Pisapia e responsabile dell’Ufficio Relazioni con la Città. Una missiva dal sapore vendicativo quella di Limonta che, intinta la penna nel vetriolo, sembra più che altro volere dare Letizia Moratti in pasto alla gogna virtuale.

Sferzando attacchi, con toni e termini, che poco si addicono a chi ricopre un incarico istituzionale: «io sono stato certo che Lei non sarebbe rimasta a lungo nel ruolo di consigliere perché una persona come Lei, che decide di sperperare decine di milioni di euro nella campagna elettorale, che esibisce uno sfrontato potere economico e mediatico, che non dimostra molta correttezza nel confronto politico (si ricorda l’ignobile falsità sul furto d’auto nel confronto televisivo con Pisapia?) se perde semplicemente se ne va».
Il facile consenso non si fa attendere. Il popolo arancione non aspettava altro che un ring, senza contraddittorio, per «lasciarsi semplicemente andare».

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