I pm accusano: «Il senatore Pd a capo di una banda criminale»

Bilanci dei partiti, conti correnti di movimenti politici, personali e societari, accertamenti patrimoniali anche sui singoli indagati. E, ora, controlli a tappeto anche su una serie di delibere e di atti della Giunta regionale pugliese guidata da Nichi Vendola, che potrebbero, secondo gli inquirenti della procura di Bari, risultare illegittimi. Il giorno dopo la visita dei carabinieri alle sedi pugliesi di cinque dei partiti del centrosinistra (Pd, Lista Emiliano, Sinistra e Libertà, Socialisti autonomisti e Rifondazione comunista), continua ad ampliarsi il campo dell’inchiesta sulla Sanità nel tacco d’Italia, affidata al pm della Dda barese Desirée Digeronimo. Cominciata nel 2006 accendendo i fari sul business di Carlo Columella, un imprenditore attivo con la sua società Tradeco nello smaltimento dei rifiuti ospedalieri, in legami con l’ex assessore alla Sanità Alberto Tedesco (nel tondo) - poi dimessosi e «atterrato» al Senato -, l’indagine è andata via via allargandosi. E adesso il lavoro degli inquirenti, che ha portato a rilevare notevoli incrementi nei fatturati di una serie di imprenditori che secondo la procura erano «agevolati» nella stipula di contratti, gare e licitazioni con Asl e ospedali pugliesi, punta sui flussi finanziari di ritorno.
Le ipotesi di reato che ora dalla concussione e corruzione si spingono al finanziamento illecito ai partiti dicono questo: il sospetto è che parte di quei soldi che avrebbero arricchito le società che concludevano ottimi affari con le strutture sanitarie grazie ai presunti trattamenti di favore siano ritornati nelle tasche di politici, dirigenti e medici, ma anche nelle casse di partiti della maggioranza di governo regionale. Un lavoro certosino, che incrocia i dati contabili e i movimenti dei conti correnti bancari di imprenditori, politici e partiti, e che viene messo a confronto con quegli atti dell’amministrazione (appalti, concorsi e nomine, tra gli altri) che, secondo la procura, sono probabilmente stati dettati da interessi non esattamente leciti. Atti che avrebbero contribuito a mettere in piedi quel sistema che gli inquirenti già ad aprile definivano «organizzazione criminale radicatasi all’interno della pubblica amministrazione, tendente a condizionare le scelte della stessa pubblica amministrazione allo scopo di perseguire i progetti illeciti del sodalizio in esame». All’epoca la figura centrale dell’inchiesta era appunto Alberto Tedesco. Ma ora i politici coinvolti sarebbero di più. Non ci sarebbe tra questi lo stesso governatore pugliese, Vendola, che non risulta indagato. Ma nonostante le tempestivissime dimissioni dell’assessore alla Sanità (che lasciò la poltrona a febbraio) e il recente azzeramento della giunta, la bufera che si sta abbattendo sul centrosinistra pugliese non è certo una buona pubblicità per il presidente, che assegnò la delega a Tedesco pur conoscendo il conflitto d’interessi dell’assessore, i cui figli sono titolari di una azienda che commercia in protesi ortopediche.
Oggi sul punto, attaccando il governatore, è tornato il coordinatore regionale dell’Idv, Pierfelice Zazzera. Che a Vendola dà del Pinocchio: «Sulla vicenda Tedesco venne convocato un consiglio regionale monotematico, il cui risultato fu una assoluzione politica con formula piena dell’assessore regionale alla sanità. Il presidente Vendola espresse in quella occasione il proprio pieno appoggio all’operato di Tedesco alla politica sanitaria regionale». Imbarazzante per il governatore anche il coinvolgimento della criminalità organizzata nell’inchiesta.

Nel mirino una serie di locali del rione Libertà, riconducibili al clan Strisciuglio nei quali, per aggirare la mancanza delle licenze di somministrazione di bevande alcoliche, sarebbero stati ospitati i circoli di un partito del centrosinistra.
MMO

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