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I pm indagano sul caso Unipol Domani il verdetto Consob

La Procura di Roma vuol verificare i requisiti per la scalata. E la commissione potrebbe bloccare tutto

I pm indagano sul caso Unipol Domani il verdetto Consob

Gianluigi Nuzzi

da Milano

Anche sull’Opa Unipol, la Consob di Lamberto Cardia stringe una collaborazione con la procura di Roma. In queste ore il pm Perla Lori e l’aggiunto Achille Toro stanno infatti verificando le norme di diritto societario e civile per verificare se il gruppo assicurativo avesse i requisiti necessari per lanciare un’Opa su Bnl. La condizione fondamentale va infatti individuata nella possibilità o meno per Unipol, in base alle norme che regolano la tutela dei propri assicurati, ampliare la propria vocazione imprenditoriale. Statuto e accordi sociali vengono così approfonditi dagli inquirenti che hanno esaminato, dopo Ferragosto, anche tutta la documentazione e i carteggi tra i contendenti di Bnl, acquisiti nelle ultime indagini. Sia in Procura, sia in Consob si dà attenzione al calendario visto che la commissione di Cardia domani si dovrà pronunciare sull’Opa di Unipol; un parere vincolante che potrebbe bloccarne la scalata.
E, da quanto trapela, l’organo di vigilanza avrebbe chiesto il parere dei magistrati romani su alcuni punti prima di prendere questa decisione. Dopo il parere di Consob, arriveranno quelli di Bankitalia e dell’Isvap. L’inchiesta giudiziaria, per il momento contro ignoti, era partita dopo la presentazione di un esposto del Banco di Bilbao (Bbva) per le ipotesi di aggiotaggio, manipolazione del mercato ed ostacolo alle attività di Consob e Bankitalia. Proprio gli spagnoli del Bbva avrebbero fornito ai magistrati numerosi documenti a sostegno della tesi che li vedrebbe penalizzati su Bnl. Gli atti sono ora allo studio degli specialisti del nucleo centrale di polizia valutaria della Guardia di finanza.
Non si arresta nemmeno l’indagine sul fronte Antonveneta che viene invece condotta per aggiotaggio dalla Procura di Milano. Fino a tarda sera i magistrati di Milano hanno sentito come testimoni alcuni dirigenti della Banca popolare italiana. Tra i nomi ci sarebbero quelli di Giovanni Vismara e Stefano Braschi. Al centro delle deposizioni gli incontri avuti con i vari funzionari della Banca d’Italia per verificare la situazione patrimoniale della banca lodigiana. In particolare agli inquirenti interessa conoscere i contenuti dei diversi incontri tenuti a Roma dal 1º aprile a inizio luglio tra i dirigenti di Bpi e funzionari della banca centrale come Massimo Calandrini, Serata, Parascandolo e Gangeri. In questa situazione il nome del governatore Antonio Fazio echeggia nelle deposizioni e il ruolo ricoperto nelle scelte operative della Banca d’Italia viene raccontato agli investigatori.
È bene però precisare che al momento Fazio non risulta iscritto nel registro degli indagati né a Milano né a Roma. Se mai un ufficio dovesse decidere di approfondire la posizione del governatore ci si troverebbe in una particolare posizione di stallo. Infatti, è giurisprudenza costante che le intercettazioni compiute da una procura non possono essere utilizzate come prove in un procedimento parallelo condotto da un altro ufficio. In altre parole, di tutte le intercettazioni tra Fiorani e i coniugi Fazio, a Roma non se ne potrà usare il contenuto. La procura che ha assunto l’incarico di approfondire il ruolo di Bankitalia, come deciso oltre un mese fa in una riunione tra gli aggiunti Francesco Greco e Achille Toro, si trova così con l’avere in mano indizi spuntati. Al massimo di quelle telefonate si potrà usare la strisciata dei tabulati. In pratica la notizia di chi chiama, chi riceve la telefonata, con giorno, orario e durata. Ma non i contenuti.
gianluigi.

nuzzi@ilgiornale.it

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