Roma - Finché la barca va, poi vendila. E non chiamatelo effetto Concordia. I politici italiani stringono la cinghia e rinunciano al più amato dei loro status symbol, la barchetta (il diminutivo è un modo per sottolineare il possesso: poteri e stranezze dell’understatement). L’ultimo è l’ex ministro Giancarlo Galan, che trovandosi disoccupato dal momento della caduta del governo Berlusconi, confessa che sta meditando di dare via la sua barca. Quella a bordo della quale aveva peraltro immaginato di trovare non solo svago ma anche salvezza. «Se avessi avuto la consapevolezza che era l’ultimo giorno a Pompei forse sarei uscito in barca», disse bizzarramente da ministro dei Beni Culturali in visita agli scavi della città campana.
Il fatto è che Galan attualmente non ha uno stipendio proprio. Eletto al Senato nel 2008 e subito dimesso per incompatibilità con la carica di presidente della Regione Veneto allora rivestita, Galan subì la decisione del Pdl di non ricandidarlo a Venezia ma venne ricompensato con la guida del ministero dell’Agricoltura e poi, dopo un rimpasto, ai Beni Culturali. Caduto il governo, zeru tituli. E quindi - forse - niente barca. «Pesa non avere entrate, un stipendio, pesa moralmente e psicologicamente - confessa - io credo di poter sopportare questa situazione per un po’ di mesi ma poi la situazione deve cambiare. Spero che si facciano le elezioni prima o poi in questo paese per tornare a fare il politico».
In attesa delle urne che potrebbero voler dire uno stipendio riconquistato, può un disoccupato, seppure di lusso, permettersi di mantenere un vecchio ma veloce Boston Whaler di 7,5 metri ormeggiato a Rovigno, in Croazia? Un dubbio che tortura anche chi un lavoro ce l’ha ma è preoccupato dalle troppe tasse. Come Riccardo Illy, imprenditore del caffè e anche lui ex presidente di Regione, il Friuli-Venezia Giulia. Illy ha recentemente confessato l’intenzione di dare via il suo tredici metri, ad acquistare il quale però nessuno sembra al momento interessato. L’ex governatore ha affidato la pratica a un’agenzia nautica della per lui vicina Slovenia, anche se ha smentito di avere portato via dall’Italia l’imbarcazione scegliendo uno dei più economici porti dall’altra parte dell’Adriatico, come Pirano o Portorose in Slovenia o Umago, Pola e Dubrovnik in Croazia.
Ma la barca più famosa della politica italiana è certamente l’Ikarus di Massimo D’Alema. Un Baltic di 18 metri con quattro cabine e tre bagni acquistato assieme al cugino e varato nel 2002 da un cantiere navale di Fiumicino, con la quale l’ex presidente del consiglio si tolse perfino lo sfizio di vincere nel 2009 una regata da Civitavecchia a Lipari e ritorno, il più importante successo di Baffino politica compresa. Qualche mese fa l’annuncio di D’Alema: vendo la barca.
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