I poteri forti fanno quadrato per disarcionare il Cavaliere

Montezemolo, Prodi e Confindustria spingono sull'esecutivo tecnico. Anche banche e coop sperano nel collasso della maggioranza

Roma - E i poteri forti si fregano le mani. L’ag­gravarsi della crisi, con tanto di nota del Col­le che auspica «larghe intese», attizzano i ti­fosi della grosse koalition . In pratica torna­no a dar fiato alle trombe del «passo indie­tro del Cavaliere». In primis Luca Cordero di Montezemolo che, attraverso la sua fon­dazione Italia Futura , fa il tifo per l’esecuti­vo del «tutti dentro». «Tutto lascia pensare che nei prossimi giorni la situazione potreb­be continuare a peggiorare - scrivono in un editoriale gli uomini del presidente della Ferrari- e solo un governo che raccolga die­tro di­sé un amplissimo schieramento di for­ze politiche, può oggi dare concreta applica­zione ad un piano di salvataggio del Paese ». Poi arriva lo schiaffo a questo esecutivo: «È evidente che il governo non è in grado di mettere in campo provvedimenti all’altez­za della situazione».

L’avviso di sfratto arriva anche dalle asso­ciazioni che rappresentano le diverse ani­me del mondo delle imprese, dagli indu­striali alle banche, passando per le coop. Abi, Alleanza delle cooperative, Ania, Con­findustria, e Rete imprese Italia sottolinea­no che «la situazione sui mercati finanziari sta precipitando e il nostro Paese è al centro delle turbolenze internazionali. L’attuale condizione è insostenibile per l’Italia e per gli italiani». E fin qui si tratta di una fotogra­fia impietosa e catastrofista della situazio­ne. Ma poi arriva una sorta di ultimatum al premier: «Il tempo è scaduto. I danni sono già ingenti. Dobbiamo arrestare l’emorra­gia. Dobbiamo evitare che la sfiducia dei mercati e della comunità internazionale ci travolga». Quindi il governo deve «agire im­mediatamente, mettendo in atto i provvedi­menti che ci sono stati chiesti ad agosto dal­la Bce e nei giorni scorsi nel comunicato fi­nale del Consiglio Europeo... Se ciò non av­verrà il governo si assumerà una responsa­bilità storica nei confronti degli italiani e di tutta la comunità internazionale».

E pure Romano Prodi non esita ad affon­dare il colpo: «I mercati non hanno creduto a Berlusconi e ora occorre riunirsi subito e mobilitare tutte le forze democratiche». Scontato immaginare cosa ne pensino De Benedetti, i salotti a lui vicini e i tanti che, a casa nostra e oltreconfine, non da oggi so­gnano un Berlusconi politicamente in esi­lio. Ambienti leghisti fanno filtrare da tem­po la loro visione su quanto sta accadendo a cotè del Palazzo: la casta dei banchieri ma anche il ticket Merkel-Sarkozy sognano sol­tanto la caduta del Cavaliere per smettere di continuare a finanziare l’Italia.Il passag­gio successivo? Far sì che il nostro Paese di­venti terra di conquista economica. Tesi che ha un suo fondamento ma con un’obie­­zione forte: se l’Italia non ce la fa,non ce la fa neppure l’euro e l’Europa intera.

In ogni ca­so banchieri, burocrati, finanzieri, pezzi di Chiesa, sinistra e industriali alla Della Valle sembrano brindare al collasso e al governo del pout-pourri che potrebbe nascere un minuto dopo un eventuale passo indietro di Berlusconi.

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