I precedenti Quando Cossiga e Leone finirono nel mirino della sinistra

Antonio Di Pietro si è iscritto a un altro club delle élite giustizialiste di sinistra: i propugnatori della messa in stato d’accusa del capo dello Stato. Il circolo fu fondato nel 1976 da due giornalisti dell’Espresso, Camilla Cederna e Gianluigi Melega, i quali intravidero nel presidente Giovanni Leone l’«Antelope Cobbler» dello scandalo Lockheed nonché l’artefice di alcune speculazioni edilizie. Nel giugno del 1978 il Pci di Enrico Berlinguer valutò se accodarsi alle richieste di dimissioni avanzate da radicali e sinistra indipendente. Il segretario dc Zaccagnini, accerchiato dall’opposizione, impedì a Leone di difendersi a mezzo stampa e il presidente abbandonò il Quirinale prima della scadenza del mandato. Nel 1991 il Pci, tramutatosi in Pds, ebbe un ruolo ancor più attivo nella battaglia contro il presidente «picconatore» Francesco Cossiga. Le ripetute sollecitazioni al pentapartito affinché si attivasse prontamente alle riforme costituzionali nonché l’ammissione di essere a conoscenza dell’operazione «stay-behind» Gladio attirarono su Cossiga gli strali di Achille Occhetto che ottenne dai suoi gruppi parlamentari la richiesta di «impeachment».

Tutto si risolse nel nulla anche se Cossiga si dimise prima della scadenza del mandato nell’aprile 1992. In entrambi i casi Giorgio Napolitano faceva parte del fronte moderato e forse non è un caso che nel mirino degli «accusatori» sia finito anche lui.

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