da Milano
«L'interesse c'è», dicono fonti sindacali, rivelando che le organizzazioni dei lavoratori del settore sono state contattate «già in diversi casi» da imprenditori e cordate, i primi potenziali interessati ad acquisire il controllo di Alitalia, che hanno chiesto un confronto sui contenuti da inserire in un piano industriale, e garanzie di riservatezza. Nomi non se ne fanno, ma è un primo passo concreto per poter rispondere all'invito del Tesoro a presentare manifestazioni di interesse accompagnate da un progetto di rilancio. Intanto i sindacati attendono una risposta del governo, che accettando la richiesta di un incontro potrebbe strappare una revoca dello sciopero «a oltranza» indetto per il 19 gennaio da Filt Cgil, Fit Cisl, Ugl, Sult, e Unione piloti. Resta contraria la Uil, ma è più ampio il fronte di chi ritiene necessaria la linea dura per sostenere la richiesta di un coinvolgimento sulle decisioni da prendere in questa fase di avvio della privatizzazione. Restano molti i punti da definire, dopo il bando del Tesoro che, avviando l'iter per la privatizzazione, lascia al governo mani libere e ampia flessibilità. Il Tesoro ha chiaramente indicato che intende porre condizioni ai candidati all'acquisizione del controllo di Alitalia, sugli obiettivi di rilancio e sviluppo, tutela dei posti di lavoro, qualità e copertura del servizio. Ma sono impegni che vanno definiti in dettaglio, e che il Tesoro si è riservato di comunicare solo in un secondo momento «ai soggetti ammessi in una fase successiva della procedura». È uno dei nodi più delicati. Non appare facile trovare un giusto equilibrio: tutelare gli interessi pubblici, ma non con vincoli tanto stringenti da scoraggiare i possibili acquirenti. Il Tesoro mette sul mercato almeno il 30,1%, (oltre la soglia che fa scattare, per l'acquirente, l'obbligo di lanciare una offerta sul 100% del capitale), e tutte le obbligazioni convertibili in portafoglio, ma non esclude la possibilità di cedere l'intera quota pubblica, il 49,9%.
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