da Parigi
La maggior parte (10 miliardi di euro su un totale di 14,8 miliardi) dei proventi della privatizzazione autostradale francese sarà devoluta alla riduzione del debito pubblico, il cui livello record ha costituito proprio ieri uno choc in piena regola per i cittadini d'Oltralpe. Il presidente del gruppo bancario Bnp-Paribas, Michel Pébereau, che si era visto assegnare dal governo il compito di studiare il debito pubblico, ha consegnato il suo rapporto: la Francia è in rosso per oltre 1.100 miliardi, cifra che corrisponde al 66% del suo Pil. Di conseguenza ogni francese è «indebitato» per 18mila euro. La cosa più impressionante è la rapidità con cui è aumentato il debito pubblico transalpino, che superava di poco il 20% del Pil nel 1981. Quando nel dicembre 1991 sono stati decisi i criteri per la moneta unica al Consiglio europeo di Maastricht, i francesi - che avevano in quel momento un indebitamento al 36% del Pil - hanno insistito per stabilire il limite «invalicabile» in questo settore al 60% del Pil. Oggi sono loro stessi a valicarlo, cosa che si aggiunge al mancato rispetto del criterio fondamentale relativo al deficit della finanza pubblica, superiore al 3% del Pil.
Il «rapporto Pébereau» è accompagnato da una serie di consigli all'autorità politica. In particolare la rinuncia a rimpiazzare la totalità dei funzionari dello Stato che vanno in pensione e il rilancio in grande stile delle privatizzazioni come strumento per ridurre il debito pubblico. Proprio la vicenda delle autostrade dimostra però un'esitazione governativa a tale riguardo.
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