da Roma
Difficile dar torto a Francesco Di Pace, responsabile della programmazione cinema di Raitre. Fine cinefilo e animatore di belle rassegne, scandisce: «Capisco i malumori degli autori, ma il problema è semplice. Il nuovo cinema italiano non è fatto per la tv generalista. In prima serata il pubblico predilige una narrazione semplificata, secondo i moduli della fiction, altrimenti cambia canale. Il lamento è sbagliato, non produce niente». Viva la sincerità. I dati confermano, con una certa brutalità, che le cose vanno proprio così, e non sarà facile modificarli. Benché lassociazione Articolo 21 diretta da Giuseppe Giulietti, chiamando a raccolta un folto gruppo di cineasti, abbia deciso di dare battaglia brandendo lo slogan: «Il cinema italiano in prima serata». Laria è da mobilitazione generale contro la barbarie che avanza. Si chiede infatti ai vertici della Rai di «ripristinare la serata cinema dedicando lappuntamento non solo ai grandi maestri, ma ai nuovi autori, registi, attori, produttori e musicisti». Riportare i film su Raiuno in primetime sarebbe «una proposta non costosa, di immediata applicazione e che, ci auguriamo, possa essere condivisa non solo da tutte le forze politiche ma soprattutto da milioni e milioni di italiani che ancora amano il cinema». Presente allincontro di martedì, il consigliere Nino Rizzo Nervo ha ovviamente promesso ai presenti che loro «istanze saranno recepite nei nuovi palinsesti», il che non ha impedito a la Repubblica di assestare un colpo alla coppia Petruccioli-Cappon titolando in prima pagina «La Rai sfratta il cinema».
Ci sarebbe da chiedersi dove vivano molti dei nostri registi. Possibile che sia solo colpa della fiction, dei reality e dei talk-show, insomma del supposto abbrutimento della tv, se il cinema dautore non attira il telespettatore? Colpisce, naturalmente, che nel maggio 2006 le quattro parti di La meglio gioventù abbiano oscillato, in prima serata su Raitre, tra il 5,8 e l8 per cento di share. Pochi giorni dopo Buongiorno notte si fermava al 7,2; a settembre Le chiavi di casa non superava il 7,8. E stiamo parlando di Giordana, Bellocchio e Amelio, tre cineasti che vincono ai festival e praticano un cinema di qualità rivolto al grande pubblico. Figurarsi gli altri. Nellestate 2007 Raidue provò a tenere alta la bandiera dei giovani autori con un ciclo in seconda serata: un disastro.
«In prima serata funzionano solo i film comici», riconosce Di Pace. «Vale per le reti Mediaset, che possono usufruire di una sterminata library, vale anche per noi di Raitre. Film come Compagni di scuola e Operazione San Gennaro raggiungono ancora, tranquillamente, il 10-12 per cento. Purtroppo è il cinema dei nuovi autori che non raggiunge risultati accettabili. Bisogna insistere, magari lavorando sulle seconde serate». Intanto Raitre si prepara a mandare in onda a giugno, attorno alle 21, La bestia nel cuore, Anche libero va bene e La seconda notte di nozze. «Bei film. Solo che arrivano dopo infiniti passaggi su Sky, dunque già ampiamente visti e sfruttati».
La pensa così anche Paola Malanga, responsabile delle acquisizioni per Raicinema. «Come insegna Le regole del gioco, il tragico della vita è che tutti hanno le loro ragioni. Gli autori si sentono maltrattati e invocano maggiore attenzione dalla Rai. Ma dovrebbero anche mettere a fuoco la realtà, senza polemiche inutili. La verità è che il cinema, non solo quello italiano, sta scomparendo dalle tv generaliste perché ha smesso di essere un prodotto pregiato. Insomma, rende poco sul piano dei riscontri». La soluzione? Il vicedirettore generale Giancarlo Leone annuncia che il nuovo piano editoriale «prevede più attenzione al cinema d'autore, specie nella fascia estiva, quando la guerra degli ascolti si fa più debole, e poi, a partire da autunno, più spazi informativi e rubriche». Basterà?
In ogni caso sarà difficile tornare al glorioso «Lunedì cinema», introdotto dalla sigla di Dalla, che Natalia Aspesi e gli autori paiono rimpiangere. Perché è cambiato il modo di consumare i film a casa, perché la fiction ha sostituito nei gusti il cosiddetto cinema medio che non si fa più, perché il grande cinema lo trovi oggi nei telefilm americani.
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