I residenti: «Ecco nomi e indirizzi dei negozi illegali»

Francesco Bardaro Grella

Un provocatorio aiuto al Comune che non sa e che non vede. Sei indirizzi di sei attività commerciali nel quartiere Esquilino sono stati gentilmente forniti al Campidoglio, affinché accerti se siano in regola oppure se, come sostiene il Comitato difesa Esquilino-Monti, siano totalmente illegali.
«Dicono che al Comune non lo sanno - sostiene Augusto Martelli, portavoce del Comitato Esquilino-Monti - e allora questa volta gli forniamo gli indirizzi noi. Sono sei negozi, che vendono all’ingrosso prodotti di pelletteria contraffatti che, per la maggioranza, va a rifornire il mercato nero e i vu’cumpra». Il comitato da tempo sta denunciando questa situazione al Comune, che, però, sembra fare orecchie da mercante. Infatti, esistono ben due leggi regionali - la 22/2001 e la 33/1999 modificata nel 2004 - che espressamente vietano il commercio all’ingrosso nel quartiere Esquilino. Eppure, è sotto gli occhi di tutti che il quartiere ormai sia invaso da negozi che vendono all’ingrosso qualsiasi tipo di prodotti, per lo più gestiti da cinesi. «Questa è una delle tante denunce che abbiamo fatto. Ma loro, in Comune, dicono che non possono fare niente, perché gli mancano i mezzi. Insomma, temporeggiano. Eppure la legge - ricorda Caratelli - è chiara. Ai Vigili urbani spetta il controllo delle attività commerciali sul territorio di pertinenza. Se qualcosa non va, scatta la denuncia alla Guardia di Finanza. La competenza precisa è dell’ufficio Annonario dei Vigili urbani, gli stessi, per capirci, che fanno i controlli quando ci sono i saldi. Ma qui da noi non si sono mai visti, mai una volta che avessero fatto un controllo».
I commercianti cinesi, dal canto loro, sono ben tranquilli. Infatti, secondo la denuncia del Comitato, sanno benissimo che nessuno li toccherà mai. Imperterriti, continuano i loro commerci, non rilasciano né ricevuta né scontrino e sono anche abbastanza riluttanti a vendere qualcosa aqli italiani. A meno che non si ordini un minimo di cento pezzi. Infatti la loro clientela abituale sono marocchini e senegalesi. Si riforniscono di solito la domenica mattina, formando lunghe file davanti ai negozi da cui escono con grossi borsoni celesti. Lì dentro ci sono borse, magliette e qualsiasi tipo di merce, per lo più contraffatta, che poi si ritrova sui marciapiedi del centro. L’Esquilino, quindi, secondo la denuncia dei residenti, è diventato il punto di smercio per il commercio illegale. Altro che esempio di quartiere cosmopolita. «Ma che integrazione. Dagli ultimi dati - sbotta Caratelli - sappiamo che all’Esquilino sono residenti quasi 20 mila italiani contro poco meno di 300 cinesi» Ma la maggioranza, gli italiani che il quartiere lo abitano, sono tenuti sotto scacco dalla minoranza, i cinesi che del quartiere fanno ciò che vogliono.

«Svuotandosi di negozi italiani, nessuno ci passa più per le strade dell’Esquilino, popolate per lo più da immigrati ubriachi. Quello che a volte viene indicato come un esempio di integrazione - conclude Caratelli - altro non è che la spina nel fianco di Veltroni».

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