I retroscena della nomina

Ha detto, e messo anche per iscritto, alla vigilia del voto di ieri in Confindustria Genova: «Ho appreso con sorpresa che Finmeccanica e Fincantieri avrebbero deciso di votare per Giovanni Calvini. L’unico dato certo è che entrambe le aziende hanno affidato ai tre saggi di Confindustria Genova il loro voto favorevole nei miei confronti. Se, successivamente, ci sono state pressioni esterne che hanno indotto a modificare la situazione saranno i fatti, cioè la votazione in giunta e poi in assemblea, a dirlo». Aggiungendo anche, Vittorio Malacalza, candidato a succedere a Marco Bisagno al vertice dell’associazione di via San Vincenzo, qualcosa di più incisivo, nell’ipotesi, che ormai stava prendendo consistenza, di un «ribaltone»: «Mi auguro che la giunta voglia rispettare il chiaro orientamento espresso dalla base». Loro, i membri della giunta, erano chiamati a pronunciarsi dopo le consultazioni dei «saggi» Luigi Attanasio, Riccardo Garrone e Giancarlo Piombino, che avevano riscontrato due terzi dei consensi a favore di Malacalza e un terzo a favore del concorrente Giovanni Calvini.
Ma ieri si è consumato quello che Malacalza e altri come lui, fino a una decina di giorni fa, non avrebbero neanche immaginato: il voto compatto a favore del «giovane» Calvini, non solo da parte di Finmeccanica e Fincantieri, ma anche di Ilva, Ferrovie, operatori del porto e del turismo, oltre a terziario avanzato, banche e finanza. Una maggioranza risultata determinante che si è coagulata intorno all’attuale presidente del Gruppo Giovani - «una competizione vera» l’aveva definita lo stesso Calvini - spiazzando gli sponsor di Malacalza, buona parte dell’establishment genovese, tra cui l’ex numero uno dell’allora Associazione industriali, Garrone. Eppure, un anno fa, quando la riforma dello statuto locale (per uniformarlo a quello nazionale) aveva bloccato il prevalere di Malacalza sul concorrente Bisagno, un buon 70 per cento dei consensi della base confindustriale si era espressa a favore del rinnovamento dichiarato dal settantaduenne imprenditore d’origine piacentina. Pareva fatta anche adesso, con un analogo risultato uscito dalla consultazioni dei saggi. Troppo presto il candidato in vantaggio si è sentito vincitore? «Malacalza, specialmente negli ultimi giorni, ha fatto anche qualche errore di comunicazione» sottolinea un membro della giunta di Confindustria che preferisce restare anonimo. Fatto sta che la maggioranza che sembrava inossidabile si è sgretolata a poco a poco, fino a culminare nel voto di ieri pomeriggio. «I due candidati erano entrambi ottimi, di assoluto valore» dichiara, subito dopo la designazione di Calvini, l’«uscente» Bisagno (che resterà nell’esecutivo del vincitore come past president). E aggiunge: «Hanno dato un segno di vitalità. Ora però dobbiamo renderci disponibili per dare una mano a lui e alla sua squadra. La grave situazione economica e finanziaria generale favorirà senza dubbio la coesione».

Impressione condivisa da Daniela Ameri, alla guida del settore Comunicazione di Confindustria Genova: «La designazione di Calvini va nella direzione del rinnovamento, non contro qualcuno, ma a favore dell’industria e della città. Dobbiamo coglierne il senso e lavorare, tutti insieme, in questa prospettiva».

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