I ribelli: combatteremo anche senza l’aiuto Onu

Se l’Onu non prenderà in considerazione l’azione militare in Siria, il popolo di quel paese dovrà dare il via a una «guerra di liberazione». Lo ha detto il capo del Consiglio nazionale siriano, che ha tenuto una conferenza stampa a Istanbul, dove speso si riunisce. «Chiamo tutto il popolo siriano a una battaglia per la libertà e la dignità», ha sottolineato Burhan Ghalioun, «affidandosi alle proprie forze, ai ribelli e all’Esercito di liberazione siriano, a meno che la comunità internazionale non si assuma le responsabilità contenute nel capitolo 7», delle risoluzioni dell’Onu, ovvero quello che prevede l’uso della forza. Ormai sembra arrivata ad un punto di svolta la situazione in Siria. Il Consiglio nazionale siriano, organismo che raggruppa una buona parte dell’opposizione siriana, si dice sempre più preoccupato per l’inazione della comunità internazionale dopo il massacro di venerdì a Houla, nel centro della Siria, in cui hanno perso la vita un centinaio di persone, tra cui 32 bambini. Lo ha detto una fonte diplomatica turca, l’incontro a Istanbul tra i rappresentanti del Cns e il capo della diplomazia turca Ahmet Dautoglu.

Secondo la fonte, nel corso dell’incontro, Burhan Ghalioun, capo dimissionario del Cns, ha spiegato a Davutoglu che «circa 1.500 civili sono morti dall’entrata in vigore del piano Annan», il 12 aprile scorso. «Siamo a una svolta» ha detto ancora Ghalioun a Davutoglu.

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