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I rientri celebri e il mega tonfo di kaiser Schumi

I rientri celebri e il mega tonfo di kaiser Schumi

Kimi torna in formula uno. Due anni dopo. Ragazzo meravigliosamente strano Kimi Raikkonen. Forse stranito. Certamente affascinante nelle sue immense e alterne doti di guida e nella gigantesca e però costante voglia di silenzio. Quasi un Forrest Gump della formula uno. Torna nel Circus a 32 anni, dopo due stagioni spese nei rally mondiali, la prima da pilota ufficiale nella squadra junior della Citroën campione, la seconda sempre con la Citroën ma retrocesso a pagarsi macchina e squadra. Questione di risultati. Torna dopo essere stato appiedato dalla Ferrari a fine 2009, anche qui per una questione di risultati: molto scarsi a dire il vero dopo il mondiale vinto nel 2007. Appiedato con un anno d’anticipo rispetto a scadenza, va detto, anche per questione di Alonso in arrivo a Maranello. La stagione mancata gli è stata comunque e ovviamente pagata, una decina abbondante di milioni d’euro si è sempre vociferato. Milioni spesi quest’anno per gestire un team fai-da-me e varie altre passioni, dal mega yacht all’hockey alla squadra enduro.
Kimi non si è messo a vendere gamberi come Forrest Gump però di cose strane ne ha fatte parecchie. Dai rally di cui sopra alle gare con i truck, cioè camion cioè pick up super potenti e molto a stelle e strisce preludio di una non meglio identificata voglia di darsi alla Nascar vera, la serie che fa impazzire i cowboy e impazza in America. Per la verità, l’annuncio di ieri, preceduto da un progressivo tam tam, è l’unico suo vero gesto sportivamente assennato dopo il tentativo, appena appiedato dalla Rossa, di tornare ad accasarsi con la McLaren. Tentativo abortito dall’esosità delle sue richieste e dalla pronta disponibilità di Jenson Button voglioso di salire sulla freccia d’argento a prezzi discount.
Fatto sta, Forrest Gump ci riprova adesso, ma non tingiamo il suo ritorno con i colori rosa del romanticismo motoristico. Torna perché la Lotus Renault, orfana di Kubica e vogliosa di affiancare a Petrov o a Senna Jr un pilota campione del mondo, gli ha fatto ponti d’oro. Si parla di almeno una decina di milioni a stagione, contratto biennale. Dalla sua, Kimi, per non finire come Schumi, ha quel suo modo unico di scollegarsi dal mondo per cui certamente avvertirà meno pressione. Con i suoi non dire, i suoi wait and see elargiti generosamente prima e durante l’esperienza ferrarista aveva abituato l’intero Circus a fare a meno di lui. Non uomo immagine, non simpatico, non antipatico, non bello, non brutto, non allegro, non triste, però pilota vero. A volte. Solo quando voleva. Birra e bevute permettendo, visto che da buon finnico e uomo del nord, Ice Man - è il soprannome a cui è tanto legato - ha sempre amato far festa e baldoria con gli amici fidati. Quando Forrest Gump piombò in F1 nel 2001, andando subito a punti (sesto) con appena 23 gare su monoposto varie alle spalle e una superlicenza a tempo pronta ad essere ritirata al primo errore, di lui Sir Frank Williams disse «ogni tanto dal cielo arriva una stella a illuminare le piste... l’ha fatto con Senna anni fa, lo fa ora con Kimi». Era di una velocità impressionante. Anni dopo lo stesso Sir Frank correggerà il concetto: «ma la stella sulla terra deve sapersi gestire e coltivare...» alludendo a quel vivere un po’ troppo in baldoria del campione finlandese.
Ora Kimi assicura «ho capito che mi mancavano le gare in pista e contro gli altri accanto» e un Ice Man a cui manca il contatto è già di per sé una notizia. Poi aggiunge che se non fosse stato motivato non avrebbe «messo il nome sul contratto», che non gli «importa di ciò che la gente pensa di lui», che neppure lo preoccupano «le novità perché rispetto al 2009 l’unica vera differenza sono le gomme mentre le ali mobili, no, non saranno un problema».
Con Kimi saranno sei i campioni del mondo in gara. Un record. Ma solo cinque comunicheranno, parleranno, sorrideranno, s’arrabbieranno, litigheranno. Forrest Gump penserà ai fatti suoi. Nel suo mondo. Un pianeta che solo di tanto in tanto coincide con quello degli altri. E allora sono dolori.

Per gli altri.

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