I rifugiati sudanesi si rifiutano di tornare in Italia

Maiolo: «Se non faranno una nuova richiesta non potranno stare nemmeno in viale Ortles»

I 57 rifugiati sudanesi che occupavano lo stabile di via Lecco sono ancora sul confine con la Svizzera. Il loro rientro a Milano è stato di nuovo rimandato. Anzi, ieri sera sono stati trasferiti dal centro della protezione civile da Castel San Pietro, in Canton Ticino, al centro richiedenti asilo di Chiasso, ritenuto più idoneo per accoglierli. Ieri anche l’incontro con Hans Lunshof, funzionario della sede elvetica dell’Alto Commissariato Onu per i rifugiati, ma nemmeno una giornata di contrattazioni è bastata a convincerli a rientrare in Italia.
Gli immigrati non intendono infatti tornare nel nostro Paese e le autorità elvetiche, che anche volendo non potrebbero concedere loro asilo, perché titolari di permessi di soggiorno in Italia, non vogliono almeno per il momento procedere con provvedimenti forzosi.
Intanto da Milano si continua a monitorare la loro situazione. «Non mi pare che in Svizzera i profughi scappati da viale Ortles siano stati accolti in residence o in bungalow lussuosi. Da parte nostra le soluzioni che abbiamo predisposto per loro sono tutte dignitose», ha detto il vicesindaco Riccardo De Corato. Che ha aggiunto: «Le case non gliele daremo perché non sarebbe giusto nei confronti di chi è in graduatoria da anni». Il vicesindaco ha poi ribadito in nome di tutta la Giunta massimo appoggio agli assessori Maiolo e Manca per come hanno gestito tutta la vicenda. E l’assessore alle Politiche Sociali Tiziana Maiolo ha sottolineato che «rompendo il precedente accordo, gli immigrati hanno perso il diritto di tornare nel centro di viale Ortles. Se vorranno tornare, dovranno di nuovo ricorrere alla richiesta d'ammissione nella struttura».

Intanto, ha precisato la Maiolo, il Comune di Milano ha disposto i controlli medici per tutti i rifugiati, anche se qualcuno di loro si è rifiutato di essere visitato.
Preannunciano invece che si uniranno al presidio di lunedì davanti alla Scala i membri del gruppo consiliare di Rifondazione comunista di Palazzo Isimbardi.

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