I «rivoluzionari della libertà» cantano e non okkupano

RomaMusica, camion danzanti, magliette, idee, parole. Tutto va costruito, rinnovato, inventato. Ma ieri a San Giovanni la prima piazza sperimentale del Pdl ha iniziato a prendere forma. A prescindere dai numeri, deludenti o esaltanti a seconda dei punti di vista, il 20 marzo segna l’inizio di una rivoluzione: la strada al centrodestra.
«Non è facile sai, manifestare quando sei al governo. Noi non ci siamo mica abituati», commentava Renato da Arezzo. E invece San Giovanni è diventata sede di un modo nuovo di manifestare, piccolo laboratorio di un corteo insolito dove si rubano canzoni alla sinistra e le parole virano verso significati meno violenti, si plasmano in una forma più accogliente. «Rivoluzionari della libertà», era scritto su un grande striscione appeso a un pullman. «Noi, l’Italia che ama». «Sogni, speranza, futuro, dipende da te». Il Pdl a Roma ieri non si è preso solo una piazza - la storica San Giovanni - ma anche un repertorio, l’arte della manifestazione, l’utopia dei giovani che provano ad avere ancora dei sogni, ma senza il marchio della lotta da sinistra.
Perché è vero che il protagonista di bandiere, striscioni, a San Giovanni è stato sempre e solo un uomo: «Silvio, sei meglio di Giulio Cesare», «Silvio, sei un dono di dio alla Nazione», si leggeva tra i cartelli dei fan più fedeli. L’inno di Mameli, poi, è stato suonato moltissime volte. Su un cartello era scritto a caratteri grandi che il centrodestra deve difendere i valori di «Dio, patria e famiglia». Ma il corteo non è stato solo questo. Sono arrivate le nuove parole, scritte sulle magliette: «L’amore vince sull'invidia e sull’odio». È arrivata la rivoluzione «della libertà». Addirittura i cartelli più numerosi, a San Giovanni, erano quelli delle regioni rosse, come: «Ravenna 1872». «È il numero del pullman - spiegavano i berlusconiani romagnoli - siamo arrivati qui con tre autobus pieni». In più di cinquecento hanno raggiunto Roma da Reggio Emilia: «Tante cose stanno cambiando da noi», raccontava Cristian, un ragazzo sulla trentina che reggeva il cartello: «I numeri dicono che il centrodestra avanza, che la gente sta iniziando a seguirci».
E confermavano lo stesso i simpatizzanti del Pdl della Valdichiana, Toscana. Quasi tutti ragazzi. «Lo sai che oggi siamo qui in ventimila?», precisava Alessandro Manco, della Giovane Italia. Alessandro e i suoi amici hanno guidato tutta la manifestazione verso san Giovanni a bordo di un camioncino assolutamente simile ai furgoni dei cortei dei centri sociali. Ma loro non occupano scuole, votano centrodestra, chiedono nuove «idee», cercano canzoni per la piazza moderata. «Come musica per il furgone abbiamo scelto Battisti, e poi Rino Gaetano, con «Il cielo è sempre più blu». Ma non era una canzone di sinistra? «Nooo! E perché solo di sinistra? È una musica che parla a tutti, per questo l’abbiamo cantata».
Questo gruppo, nato dall’unione dei gruppi giovanili di An e Forza Italia, ha debuttato per la prima volta in piazza proprio ieri, e con numeri soddisfacenti.
I ragazzi più piccoli della Giovane Italia hanno solo 15 anni, sono loro il volto giovane del nuovo partito.
La manifestazione sperimentale è fatta di musica a volte incoerente.
Quando il Circo Massimo è ancora quasi deserto, poco dopo mezzogiorno, da un camion parte una voce maschile con le erre arrotatissime. È la voce di Francesco Guccini, cantautore anarchico per eccellenza, con «La locomotiva». «Gli uomini son tutti uguali/e contro ai re e ai tiranni scoppiava nella via/la bomba proletaria...». Il temerario deejay viene criticato: «Ahoooooo?!?! Ma che te sei impazzito?!?!Eccambia no?!?!», gli gridano alcuni partecipanti al corteo sventolando le bandiere bianche e azzurre del Pdl. Ma lui prova ancora: e attacca «Povera Patria» di Franco Battiato. «Povera patria!/Schiacciata dagli abusi del potere». Altre proteste, lui smette. Poi, finalmente, «Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta...». Commenti: «Ohh...ha capito che semo alla manifestazione del Pdl, mica de Rifondazione».
La fascista «faccetta nera» è stata suonata, da un altro camion, mentre un manifestante sfilava esponendo il vessillo della «X Mas», uno dei reparti dell’esercito repubblichino. Ma dall’altra parte, il fronte meno nostalgico e più giovane del corteo, si suonava e cantava Ligabue, cantautore con un passato di consigliere di centrosinistra. L’epica Star Wars per l’ingresso a piazza San Giovanni.


I nemici più attaccati: Santoro e i magistrati politicizzati, con sberleffi a Emma Bonino e Piero Marrazzo «Via Santoro da Rai Due», si leggeva in una scritta a caratteri neri su sfondo bianco come se fosse l’insegna di una strada. E anche: «Santoro fascista e mafioso». Lodi al capo dello Stato: «Viva Napolitano, abbasso le toghe rosse», era scritto su un altro cartello artigianale.

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