I rom del Casilino 900: «Restiamo qui»

LA REPLICA L’assessore Sveva Belviso: «I loro rappresentanti hanno garantito collaborazione e non siamo disponibili a trattare sul trasferimento»

I rom del Casilino 900: «Restiamo qui»

«Nessuno è disponibile a spostarsi dal Casilino 900 in un altro campo, perché ormai le persone hanno messo le radici e un trasferimento avrebbe un impatto negativo sui nostri figli, integrati con il territorio e con le scuole». Il progetto voluto da Gianni Alemanno e dal prefetto Giuseppe Pecoraro, che prevede un numero chiuso per i nomadi e tredici villaggi autorizzati, con corredo di sgomberi e trasferimenti, proprio non va giù ai diretti interessati, quelli che sono chiamati a levare le tende. Ieri hanno espresso il loro malessere per bocca di Najo Adzovic, portavoce del Casilino 900, il ben noto agglomerato di baracche e casupole dove vivono 700 persone di quattro etnie. «Noi non siamo nomadi, siamo stanziali», spiega Adzovic, che definisce migliorate le condizioni di vita nel campo nell’ ultimo anno. «Sono state installate fontane - afferma - e illuminazione urbana. Stiamo lavorando assieme all’amministrazione e spero che questi passi aiutino a realizzare un tavolo in cui si discuterà del nostro futuro».
L’auspicio di Adzovic è quello che si possa collaborare con i «gage», letteralmente i non rom, termine usato per definire gli italiani, e con l’amministrazione del sindaco Alemanno, «che - continua il portavoce - non è un uomo nero, come è stato giudicato». Il tutto per dare la possibilità alla comunità di «integrarsi nel contesto sociale e civile italiano».
Puntuale è arrivata la replica dell’assessore alle Politiche Sociali Sveva Belviso: «Il Comune di Roma - si legge in una nota - ha da tempo avviato un confronto con le rappresentanze delle comunità nomadi della città, tra cui il Casilino 900. Nell’inverno scorso, infatti, l’intera rappresentanza dello stesso Casilino 900, tra cui Najo Adzovic, ha sottoscritto un accordo con il sindaco Alemanno, che ha portato a importanti interventi come l’installazione di corrente e acqua per garantire condizioni di vita migliori alla popolazione in attesa delle operazioni di chiusura. I rappresentanti delle comunità nomadi, da parte loro, hanno garantito collaborazione, una volta iniziate le operazioni di trasferimento. Siamo certi che questo impegno verrà rispettato anche perchè l’amministrazione comunale non sarà disponibile a ritrattare la questione».


Secondo la Belviso, «Roma ha subito per troppi anni gli effetti devastanti dell’assenza di una seria politica di controllo dei campi della città, da sempre abbandonati a loro stessi, tra degrado, incuria e insicurezza. Con il nuovo piano l’amministrazione intende dare inizio a un nuovo corso basato sulla legalità e l’inclusione, rispetto dei diritti e osservanza dei doveri».

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