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Per i rom container con aria condizionata

Marcello Viaggio

E adesso i rom hanno anche i container con l’aria condizionata. A pagare materialmente è il Comune di Roma. A sborsare di fatto i quattrini sono i contribuenti romani. La denuncia del comitato di quartiere Ponte di Nona è precisa e riguarda il campo di via di Salone. Dopo la piscina in estate, il climatizzatore tutto l’anno. A beneficiare dei comfort della vita moderna sono sempre loro: i rom del campo che il Comune ha attrezzato nell’VIII municipio, a poca distanza dalla Collatina e da Ponte di Nona.
«I container bianco-verdi del Comune - spiega il presidente del comitato di quartiere, Massimo Mancuso - sono tutti dotati di apparecchi per l’aria condizionata, per rinfrescarsi bene d’estate. D’inverno, invece, gli apparecchi funzionano a pompa di calore per il riscaldamento». Un condizionatore può essere, com’è noto, di due tipi: in funzione freddo, per uso solo estivo; ed a pompa di calore, per chi desidera un clima perfetto in ogni stagione. Per i rom, a quanto sembra, si è scelta la seconda soluzione. I container sono dotati di allacci a luce, acqua, metano. Con i lampioncini sulle piazzole, sembra che non manchi proprio niente. In cambio i rom non sborsano neppure un centesimo di tasca loro. L’impressione è che la voce della cuccagna si sia sparsa fin nei più remoti villaggi dei Balcani, visto che di nomadi ne continuano ad arrivare a Salone da ogni angolo. La gestione del campo è appaltata dal Comune ad una società privata. Nel bando pubblico (indetto con DD n. 13 del 4 gennaio 2006) si legge che Salone «verrà fornita di moduli abitativi sicuri e confortevoli». Comfort, a quanto pare, significa anche aria condizionata, barbecue in acciaio. Peccato che il solo riscaldamento a pompa di calore costi un occhio della testa. E che si ignorano i costi complessivi dell’insediamento. A luglio nel campo era spuntata perfino una piscina prefabbricata. Dopo lo scoop del Giornale, una mano prudente l’ha fatta portare altrove. Stando al numero di container, nel campo dovrebbero esservi ospitati circa 1.250 rom. Ma dietro si allunga una distesa di terreno a perdita d’occhio. Così i rom sono in realtà quasi il doppio. «Ogni 2-3 giorni 8-9 roulotte si spostano all’interno e lasciano il posto ad altrettante che vengono da fuori», racconta il comitato di quartiere. «In maggioranza dai Balcani, ma anche da campi sgomberati a Roma. Ormai dentro vivono non meno di 2mila nomadi», dicono. Una crescita vertiginosa. Con 10mila metri quadri di superficie, Salone è il più grande campo d’Europa. Altro che i 4mila di tetto massimo della Regione. Dentro 5 etnie, un terzo clandestini, si contendono con la forza la supremazia. Dall’inizio dell’anno 40 di loro sono finiti in manette per furto di rame. Una polveriera.
All’esterno proliferano, come se non bastasse, le baraccopoli. A settembre il prefetto ne aveva fatta sgomberare una, di 250 persone, al Fosso Scilicino, accanto alle case di Ponte di Nona. Dopo solo un mese sono tornate di nuovo 10-15 roulotte. Un’altra baraccopoli è nascosta nella vegetazione del laghetto della pesca sportiva. Siamo dalle parti della Collatina. Che gli abitanti chiamano Rio Collatina. Un soprannome significativo. Bastano poche gocce di pioggia per trasformare la via in un budello acquitrinoso. Ma il Comune non si era impegnato a sistemare una volta per tutte le strade? Che sta facendo? «Assolutamente niente - risponde Mancuso -.

A riprendere il degrado della viabilità di Ponte di Nona sono venute Rai Tre, Teleroma 56, Super Tre. Tutto inutile». Sul sito internet del comitato di quartiere fioccano le proteste. Ma per il Campidoglio le priorità sono altre.

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