Tra le priorità, c’è il blocco degli sgomberi. E la ridiscussione del piano Maroni che con la giunta Moratti ha portato alla chiusura del Triboniano e aveva come obiettivo l’azzeramento dei campi nomadi regolari in due anni. Ma al grido «contro la zingaropoli di Riccardo De Corato e Matteo Salvini», rispettivamente l’ex sindaco del Pdl e il capogruppo della Lega che hanno usato la linea dura contro le favelas, i nomadi si «accamperanno» sabato mattina a Palazzo Marino. Con regolare invito, alle 11.30 conferenza nella Sala stampa del Comune dopo l’incontro di martedì scorso con il sindaco Giuliano Pisapia e l’assessore alla Sicurezza Marco Granelli. Presenteranno la Consulta dei rom. Per la prima volta da decenni, spiegano, rappresentanti rom e sinti dei campi regolari e clandestini di Milano si sono riuniti intorno a un tavolo per propria iniziativa, «con le proprie differenze» e hanno creato «un organismo di coordinamento per affrontare i problemi delle comunità presenti sul territorio».
Addio ai 540 sgomberi messi a segno da De Corato nel suo mandato da vice e assessore alla Sicurezza. Ovviamente trascurano che i residenti dei quartieri ogni volta negli anni hanno festeggiato per gli interventi dei vigili, visto che l’arrivo delle roulottes - sarà un caso - coincideva quasi sempre con un aumento di furti e scippi nella zona. La Consulta «è un segnale straordinario» si è conclusa «una politica che non aveva sortito nessun risultato se non costi sociali altissimi e un grande dispendio di denaro pubblico». E a buon intenditor (Pisapia e gli assessori) ricorda che «la nuova giunta è stata eletta anche con il voto di rom e sinti». Che ora possono permettersi di battere cassa.
I rom e sinti che sono eletti portavoce della Consulta hanno già pronto l’elenco. Ci sono tre problemi «dai quali partire per una costruttiva collaborazione» con Pisapia. Primo: «La sospensione degli sgomberi». Secondo: «La ridiscussione del piano Maroni e la revisione dell’utilizzo dei tredici milioni di euro, parte del Fondo sociale europeo per politiche di tutela e inclusione delle comunità rom e che quindi sono da finalizzare a reali politiche di convivenza, in armonia con le direttive comunitarie».
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