I «romeni de Roma» tra diplomazia e voglia di riscatto

Una partita particolare per la nutrita comunità da tempo al centro dell’attenzione

Un’occasione di riscatto o una semplice partita di pallone? Per come stanno le cose, i rapporti diplomatici tra Italia e Romania non è che siano idilliaci, il match delle 18 ha un sapore particolare. Tanto da far cambiare subito idea al Comune su eventuali postazione con maxischermo. Troppo rischioso. Ciò però trasformerà molti campi rom in curve da stadio. Al Casilino 900 il portavoce Najo Adzovic promette un pomeriggio di fuoco: «Inviteremo tutti quelli degli altri campi, abbiamo organizzato un bel televisore nei pressi del campo...». Virol, pizzaiolo romeno ma romano d’adozione, quasi quasi si augura che i suoi perdano; perché, semmai dovessero vincere, chissà poi come la prende il padrone del ristorante in cui lavora. «Dopo la pesante sconfitta di lunedì scorso - prevede Virol - sono certo che l’Italia scenderà in campo talmente arrabbiata che per noi non ci sarà scampo». Tifoso interista, grande estimatore dell’ex giallorosso Chivu («è pari a Mutu se non più forte») il pizzaiolo dei balcani con l’accento romanesco spende qualche elogio pure per il biancoceleste Radu («si è integrato bene nel campionato italiano») ma, insiste, la banda azzurra avrà gioco facile della Romania. Dietro tanta cortesia potrebbe nascondersi però un che di scaramantico. Oppure, un eccesso di diplomazia.
Chi questa volta invece non sembra badare troppo alla diplomazia è proprio l’ambasciatore della Romania in Italia Rzvan Rusu che, in un comunicato diramato per l’occasione, ricorda che in ogni competizione esistono vincitori e vinti e lui, chiaramente, si augura che questa sera a prevalere siano gli uomini di Piturca. Oltre, è ovvio, al fair play. Detto questo, sottolinea che la cosa migliore sarebbe che entrambe le squadre accedessero alla fase successiva del torneo ma, ahinoi, al punto in cui siamo la classifica non sembra lasciare spazio a un simile scenario. Il match di oggi, inutile fingere che non sia così, è una partita da dentro o fuori. A Zurigo si prospettano 90 minuti tiratissimi, in cui la voglia di vincere dovrà vedersela con la paura di non sbagliare e così, forse, ha ragione Robert, autista di professione, che le strade della capitale le conosce a menadito, e sa bene che certi incontri alla fine rischiano di risolversi con un pari infruttuoso. «Finirà zero a zero», sentenzia in un italiano stentato. In questo modo, spiega, l’Italia manterrebbe ancora qualche chance di passare il girone martedì prossimo contro la Francia di Domenech. Come a dire: visto l’aria che tira è meglio che a buttare fuori il team azzurro non sia proprio la Romania.
A giudicare dai commenti raccolti in città sembrerebbe dunque che la paura di vincere si sia impossessata dei tifosi romeni che popolano la capitale.

Dalle loro parole trapela il timore che, in caso di vittoria, qualcosa vada storto. O meglio che qualcuno, l’indomani, non risparmi loro qualche occhiataccia. A un eventualità di questo tipo Ciprian tuttavia non vuole pensare: «È solo una partita di calcio, non è mica una guerra».

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