I saldi fanno flop ma è il boom per bibite e gelati

Costumi, magliette e pantaloni a prezzi stracciati? No grazie. A romani e turisti della capitale fanno più gola gelati, bibite, grattachecche e affini. Nel caldo luglio della città, il commercio fa registrare due tendenze opposte: da un lato i saldi nell’abbigliamento, partiti ormai da una settimana, che stentano a decollare; dall’altro il mercato delle leccornie, soprattutto quelle adatte a combattere la calura estiva, in netta crescita rispetto a un anno fa. I saldi, cominciati sabato scorso sotto i migliori auspici, sembrano andare avanti con il freno a mano tirato: un dato che mette d’accordo Walter Giammaria, segretario romano della Confesercenti, e Roberto Polidori di Federabbigliamento Confcommercio. Giammaria traccia infatti un mini-bilancio «non entusiasmante» della prima settimana di vendite a prezzi scontati nei negozi: «Siamo ai livelli dell’anno scorso - dice -. Non c’è stato quell’aumento di vendite che ci aspettavamo per recuperare il terreno perso in primavera. E dire che sabato scorso eravamo partiti con il piede giusto». Per Polidori il quadro è ancora più preoccupante: «L’anno passato la prima settimana di saldi era andata molto bene: quest’anno registriamo dal meno 10 al meno 15 per cento di vendite. Per recuperare la flessione del periodo primaverile speravamo invece in un incremento attorno al 10 per cento». Il segretario della Confesercenti prova a delineare i motivi di questa «partenza stentata»: «I saldi non sono più appetibili come un tempo - spiega -. Questo è dovuto a tanti fattori. A cominciare dal fatto che molti negozi vanno in vendita promozionale già prima dell’inizio della stagione dei saldi. A questo si può aggiungere anche che i salari sono meno competitivi di un tempo: il consumatore fa più fatica ad acquistare».
A nulla, secondo Giammaria, è servito che quest’anno i saldi siano partiti, più che nella passata stagione, con «sconti molti forti: dal 30 al 50 per cento». «I saldi fino ad oggi - aggiunge Polidori - sono stati sinceramente una delusione. Sabato scorso eravamo andati bene. Poi la partita dell’Italia e la festa del giorno dopo hanno “addormentato” la città. L’euforia per la Nazionale si è tradotta in un flop per il commercio: distratti dai festeggiamenti, i romani non sono più stati portati a pensare agli acquisti. Poi il trend negativo è continuato e ha influito anche il fatto che, finite le scuole e iniziato il periodo di ferie, la città si è dimezzata». Ma se nei negozi di abbigliamento gli affari non vanno proprio a gonfie vele, è nei bar e nelle gelaterie che la gente fa la fila. Secondo Giammaria, la vendita di gelati, grattachecche e bibite nella capitale, «è salita del 10 per cento rispetto allo scorso anno». Un incremento dovuto a questioni climatiche: «È stato il repentino arrivo del caldo torrido - spiega il segretario Confesercenti - a determinarlo.

Basta andare in giro per la città, soprattutto in centro, per notare come tre persone su quattro hanno in mano o un cono o una bottiglia o comunque qualcosa di fresco da bere e magiare». Una cifra va a conferma delle indicazioni di Giammaria: è quella fornita da Giolitti, storica gelateria a due passi da Montecitorio, che ogni giorno produce e vende 5 quintali di gelato.

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