
A Perugia tutto è un po' fuori dall'ordinario. E così capita che in corso Vannucci, in pieno centro e non troppo distante dalla pregevole Galleria Nazionale dell'Umbria, vi sia un'altra dimora dell'arte che merita una sosta prolungata: è Palazzo Baldeschi e fino al 6 gennaio presenta EXTRA. Segni antichi/Visioni contemporanee, una mostra della Fondazione Perugia che propone un dialogo inedito tra la memoria storica del territorio e l'arte contemporanea. La storia di questa esposizione, curata da Marco Tonelli ed elegantemente allestita su pareti a fondo scuro che valorizzano gli arredi e i soffitti del palazzo, nasce un anno fa quando la Fondazione acquistò una corposa collezione di copertine in pergamena (circa 1700) datate tra il Duecento e il Quattrocento e appartenenti alla Collezione Albertini, dal nome del giurista argentino di origini italiane che, a sua volta, le aveva comprate da un antiquario tedesco molto attivo a Roma sul finir dell'Ottocento.
Ebbene, ora questi preziosi rivestimenti documentali, che un tempo avvolgevano registri comunali e amministrativi di Perugia, non solo sono finalmente "tornati a casa", ma sono diventati il punto di partenza per una mostra che ragiona sul tema del sogno, della visione, della extra-ordinarietà. Suddiviso in cinque sezioni, il percorso espositivo crea fecondi dialoghi tra i pezzi antichi della collezione e una quarantina di opere di diciotto artisti contemporanei, italiani e internazionali. Si realizzano così connessioni imprevedibili tra le figurazioni degli stemmi araldici e le opere iperrealistiche di Bertozzi&Casoni o le immaginifiche visioni di Luigi Serafini, un fil rouge lega le geometrie astratte delle vecchie copertine con i tratti di David Tremlett e di Beverly Pepper e anche tra i segni grafici rinascimentali e quelli ideati dagli artisti Alighiero Boetti, Domenico Bianchi, Gianni Dessì e Giorgio Griffa. Sui simboli si gioca la corrispondenza tra le copertine e le creazioni di Mimmo Paladino, Ugo La Pietra, Luigi Ontani e Joe Tilson, mentre la fisicità dei pezzi della collezione, compresi le slabbrature, i tagli, i segni del tempo, è messa a confronto con iconiche opere di Emilio Isgrò, Gastone Novelli e Maria Lai.
EXTRA.
Segni antichi/Visioni contemporanee (catalogo di Fabrizio Fabbri editore) propone una lettura non convenzionale tra antico e contemporaneo e, così, tra le teche del palazzo perugino, antiche pergamene che regolavano la vita amministrativa della Perugia medievale e rinascimentale, tra un'accisa e l'altra, tra un'eredità e un debito, ecco che paiono uscire dal loro tempo e abitare perfettamente il nostro.