I segreti del Duce? Sono sepolti in Valle Spluga

Giacomino Della Morte, figlio dell’ex console a Berlino: "Mussolini nell’aprile ’45 consegnò a mio padre una borsa piena di documenti e gli chiese di non aprirla fino al 2025". Le carte sarebbero a Campodolcino, dove la famiglia ha una villa. Ma gli storici sono scettici. Dal Telegraph a Dell'Utri: una caccia lunga 60 anni

I segreti del Duce? Sono sepolti in Valle Spluga

Sugli ultimi giorni di vita di Mussolini, dalle convulse ore negli uffici della Prefettura di Milano alla raffica di mitra a Giulino di Mezzegra, esiste una cronaca dettagliatissima, come ben sanno tutti gli storici. Eppure, fra una testimonianza diretta e un «racconto raccontato», c’è sempre lo spazio per una rivelazione inedita, come altrettanto bene sanno tutti i giornalisti. E ieri, improvvisamente, dall’infinito archivio dei misteri del Duce è uscito l’ennesimo dossier.

L’autore dello scoop è Pier Paolo Gratton, corrispondente da Udine per l’agenzia Ansa, che di prima mattina ha lanciato il flash su «I Diari di Mussolini custoditi in Valle Spluga», dando conto, in un lungo servizio successivo, del fatto che importanti carte personali del Duce sarebbero nascoste in un luogo segreto in Valle Spluga, a pochi chilometri dal confine svizzero, chiuse in una cassa di zinco. A rivelarlo al giornalista dell’Ansa è il figlio dell’ex console italiano a Berlino Guglielmo Della Morte, convocato a Milano in quei drammatici giorni di aprile del 1945 da Mussolini, il quale gli consegnò «una borsa chiusa con un lucchetto marchiato “B.M.” contenente documenti segreti e una somma di denaro in franchi svizzeri». «Il Duce - riferisce il figlio del diplomatico - lo invitò a nasconderla e a rendere pubblico il contenuto non prima del 2025. Se fossero stati solo soldi, quella richiesta non avrebbe avuto alcun senso. È logico pensare che dentro ci fossero documenti importanti, magari coppie di lettere inviate ai leader occidentali per “trattare” la sua fuga, oppure i suoi diari. Insomma, materiale che avrebbe potuto compromettere altre persone, da qui la richiesta a mantenere il segreto per 80 anni». «E vorrei mantenere fede alla promessa fatta da mio padre al Duce - ha aggiunto il figlio di Della Morte - e al segreto rivelatomi quando compii 18 anni, il 18 giugno 1954. Ho fatto un sopralluogo in questi anni in Valle Spluga e ho constatato che la borsa, protetta da una cassetta di zinco, è ancora là».
La notizia, come è immaginabile, ieri ha fatto il giro delle redazioni di tutti i giornali, subito rilanciata dalla Rete, ed è stata oggetto di curiosità, commenti e sospetti. Qualcosa di più, rispetto al lancio di agenzia, lo abbiamo saputo in altro modo qui al Giornale: e cioè che il figlio di Guglielmo Della Morte si chiama Giacomino (e ha un figlio che porta il nome del nonno, Guglielmo), che attualmente risiede a Fiumicello, in Friuli; che ha deciso di parlare solo adesso perché è già avanti con gli anni (ne compie oggi 74); che ha deciso di farlo con un giornalista di cui si fida, friulano, che conosce da 15 anni; e che ha già definito con un atto notarile l’iter per l’apertura della borsa e la pubblicazione dei documenti, indicando persino il quotidiano che avrà l’anteprima (quale, non è dato sapere), nel 2025. Ma potrebbe anche decidere di anticipare i tempi, se le circostanze lo rendessero necessario...

Altro non si sa. Se non che Guglielmo Della Morte, nato a Milano nel 1902, già negli anni Venti aderì al Fascismo e intraprese una carriera diplomatica che lo portò prima a Kassel, poi a Breslaw, Moulhouse, Saarbruken e infine a Berlino, a stretto contatto con i gerarchi del Terzo Reich. Sposatosi con Brigitte von Plotho, lasciò la Germania dopo l’8 settembre 1943 per trasferirsi in Valle Spluga, dove i Della Morte sono una famiglia ancora oggi molto nota, e dove possiedono una villa, a Campodolcino. Ancora: nell’immediato dopoguerra l’ex console fu vittima di un attentato che per poco non gli costò la vita e morì, a Milano, nel 1961. Questo è ciò che risulta verificabile.
Ciò che non è confermato, invece, è il «peso» politico di Guglielmo Della Morte negli anni del fascismo. Di certo non fu - come sembra suggerire il figlio - «un personaggio di spicco del Regime». Secondo tutti gli storici contattati dal Giornale è, anzi, un perfetto sconosciuto. Ciò non significa che tutta la storia sia inventata, ma di sicuro aggiunge mistero al mistero, e un ulteriore dubbio ai dubbi. Perché mai - è la domanda che tutti si fanno - il Duce avrebbe dovuto affidare carte così importanti a un personaggio il cui nome, oggi, non è noto neppure agli specialisti?

Lo storico Roberto Chiarini, direttore del Centro studi e documentazione della Rsi, non ha trovato il nome di Guglielmo Della Morte neppure nei “suoi” archivi di Salò («Non significa nulla, però aumenta gli elementi di incredulità. Perché raccontare la cosa soltanto ora? E perché aspettare fino al 2025 prima di tirar fuori le carte? La borsa di Mussolini, che pure esiste perché in molti l’hanno vista in quei giorni, ormai è diventa una creatura mitologica»). Luciano Garibaldi, che la “pista” di Dongo la batte da una vita, cade dalle nuvole: «Mai sentito questo Della Morte. Mai sentito di una borsa finita in Valle Spluga». Silvio Bertoldi, superesperto di fascismo, neppure crede che i famosi diari esistano: «E se esistono, sono falsi».

E Roberto Festorazzi, altro noto cacciatore di misteri “duceschi”, non ha mai incrociato il nome di Guglielmo Della Morte: «Certo, tutto è possibile. Ma sulla fine di Mussolini se ne sentono così tante...». Appunto.

IL COMMENTO Quante incongruenze attorno a quella cassetta di zinco / di Francesco Perfetti

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