Cosa ci sia davvero, in quei sei chilometri di cantiere della Brebemi dove limprenditore Pierluca Locatelli scaricava i suoi camion, ancora non si sa: veleni, dicono le indagini della Procura di Brescia. Ma per avere dati più precisi bisognerà attendere i risultati delle analisi, i carotaggi che verranno effettuati sotto il controllo della magistratura nei prossimi giorni. Ma da ieri ad essere sotto sequestro restano solo i sei chilometri dove Locatelli ha operato direttamente. Gli altri ventotto chilometri che erano stati sequestrati contemporaneamente allarresto di Locatelli (finito il 29 novembre nella retata che portò in cella anche lex assessore regionale Franco Nicoli Cristiani) da ieri sono tornati nella piena disponibilità di BreBEMi.
Il tribunale del Riesame di Brescia ha accolto il ricorso e ha tolto i sigilli ai due cantieri, allontanando il pericolo di un blocco nella tabella di marcia e la paura del posto di lavoro per i mille operai addetti alla realizzazione dellarteria, già posti in cassa integrazione. Si tratta dei cantieri di Cassano dAdda e Fara Olivana, esattamente al centro del tracciato della lunga bretella che dovrà collegare Milano a Brescia decongestionando la A4: cantieri che erano finiti anchessi, forse per un eccesso di prudenza, nel decreto di sequestro. Nei giorni scorsi i sindacati degli edili avevano lanciato lallarme sulle conseguenze occupazionali del provvedimento della magistratura. Ieri il Riesame mette le cose a posto, e dai primi di gennaio gli «stradini» potranno tornare al lavoro. Soddisfazione anche nei vertici di Brebemi, il presidente Francesco Bettoni ringrazia «tutti coloro che hanno lavorato perché si potesse tornare alla normalità» e ribadisce la «fiducia nella magistratura».
Ma adesso, cosa succede? Il tratto ancora sotto sequestro, quello dove i camion di Locatelli hanno scaricato tonnellate di rifiuti tossici non trattati provenienti dalle acciaierie, è tra i due cantieri che ieri sono stati restituiti a Brebemi. «Ma noi - dice Bettoni - siamo sereni, è innegabile che il danno di immagine cè stato ma abbiamo fiducia che i lavori proseguiranno normalmente».
E come si fa con i veleni che ci sono là sotto? «Prima di tutto bisogna verificare se le sostanze tossiche ci sono davvero: finora siamo davanti ad un caso di inquinamento presunto. I carotaggi disposti dalla magistratura serviranno proprio a questo». Ipotizziamo lo scenario peggiore: che si confermi che lì sotto sono stati scaricati interi camion di sostanze velenose, e quindi tutto rimanga sequestrato. Come fate ad andare avanti? «Prima del sequestro la massicciata veniva utilizzata per lo spostamento dei camion, e chiederemo di potere tornare a usarla. Se ci verrà risposto di no, faremo viaggiare i camion sulla viabilità ordinaria, non sarà una catastrofe».
Però prima o poi il problema di quei veleni andrà risolto... «Questo compete al consorzio che fa da general contractor, ovvero Bbm (composto da Pizzarotti e dalle coop rosse di Unieco, ndr).
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