da Milano
Granarolo è passata dai sogni di integrazione con Parmalat, con cui nel 2005 ambiva a costituire un unico polo lattiero-caseario nazionale, alla lotta sindacale contro la cura dimagrante imposta alla controllata Yomo. Lo stato di agitazione culminerà il 3 aprile, quando i dipendenti di Granarolo incroceranno le braccia per otto ore contro il piano industriale che prevede la perdita di 350 posti di lavoro per la chiusura di due stabilimenti ereditati da Yomo: quello di Pettinicchio a Sermoneta vicino a Latina e quello di Aqui Terme da dove escono i formaggi Merlo. La serrata è inusuale per unazienda come Granarolo, legata al mondo delle cooperative a cui fa capo l80% del capitale; il restante 20% è di Intesa Sanpaolo. La compressione dei margini provocata dalla concorrenza e dalla materia prima sempre più cara pare però aver lasciato poche scelte al presidente di Granarolo Luciano Sita. Granarolo non è quotata e i conti del 2007 saranno disponibili solo a fine marzo ma lo sforzo profuso per assorbire Yomo era evidente già nei conti 2006: dove i 907 milioni di fatturato si scontravano con un rosso da 56 milioni e una posizione finanziaria negativa per 156 milioni.
Granarolo, che ha preso la gestione di Yomo nel 2004 strappandola dal fallimento, ha investito per risanare e rilanciare il gruppo. Fino alla decisione attuale di concentrare la produzione casearia nella sede di Bologna e in quella di Pasturago alle porte di Milano. Le trattative riprenderanno il 18 aprile.
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