I commercianti sono sul piede di guerra e Filippo Penati lo sa bene. Così, per la loro assemblea studia lintervento, cerca le note giuste, le fa risuonare e trova leco del consenso. Tasse alte, salari bassi e il bisogno di gabbie salariali. Ecco i mali di Milano (e di molte altre grandi realtà del Nord) nelle parole del presidente della Provincia, che parteggia per i commercianti senza arrivare ad attaccare frontalmente il governo. In equilibrio tra il riformismo e lortodossia politica che lha spinto alla lista Nord per Veltroni invece che a caldeggiare una candidatura anti Veltroni per il Nord.
«Gli studi di settore non nascono dentro una logica collaborativa» dice Penati ai commercianti, scavalcando a destra anche il vicepremier, Massimo DAlema, che in passato ne aveva difeso la logica persino in tv. La critica di Penati al viceministro, Vincenzo Visco, resta implicita, ma di fatto laccusa sia pesante e circostanziata: «Cè la presunzione che comunque dentro certe categorie si annidi levasione fiscale». E ancora: «Si parte dallidea che bisogna colpire queste categorie e non collaborare perché diano quello che devono. Gli studi di settore nascono in questa logica». Scontata la soddisfazione dei commercianti, ufficializzata dal presidente dellUnione del Commercio, Carlo Sangalli: «Penati ha fatto un discorso molto interessante sul rapporto che deve esserci fra fisco e contribuente. Un discorso serio, coraggioso e responsabile. Ha ricalcato quello che abbiamo detto sugli studi di settore». Si sa che per moltissimi, soprattutto i piccoli, gli studi di settore sono vere e proprie vessazioni.
Cè poi il discorso gabbie salariali. E anche qui, benché Penati non usi apertamente lespressione, il senso delle sue parole è esplicito: Milano sta vivendo un grande problema salariale, che si riflette anche sui consumi e per risolverlo bisognerebbe intervenire anche attraverso la leva fiscale. Insomma, meno tasse. Quanto alla questione settentrionale, per Penati è anche un fatto di diverso valore del denaro: «I mille euro che guadagna un dipendente pubblico non hanno lo stesso valore al Nord e al Sud. Ci sono differenze territoriali nel valore dei salari rispetto al costo della vita, che nelle grandi città è più alto e sta colpendo il ceto medio, oltre che impoverendo ulteriormente i più poveri». Dopo la diagnosi, la terapia: «È evidente che il problema debba essere riconosciuto in una contrattazione decentrata per la determinazione del salario. Visto che vivere in unarea metropolitana ha costi maggiori, occorre che questo venga riconosciuto attraverso la contrattazione decentrata. Ma questa non deve essere un pezzetto accessorio della contrattazione, ma uno dei pezzi fondamentali».
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