Laura Cesaretti
da Roma
«Non è oggetto di questa conferenza stampa», ha bruscamente tagliato corto Piero Fassino quando gli han chiesto di commentare la notizia, appena piombata a Montecitorio, dellavviso di garanzia al patron di Unipol, Consorte. Appena la sera prima, il segretario ds era in tv, a difendere la linea del suo partito sulle scalate, e il diritto del movimento cooperativo a non essere «figlio di un dio minore». E a chieder conto delle «pressioni» che ancora bloccano il via libera delle Authority allOpa su Bnl. La linea del gruppo dirigente ds, anche in questa giornata di estrema tensione, resta quella: «Che Unipol stia aspettando da cinque mesi di avere un sì o un no è una cosa da record mondiale», denuncia Bersani. Massimo DAlema invita «la magistratura a fare in fretta» per far cessare «il clima di sospetto». Il presidente dei Ds spiega che avere dei rapporti con Consorte «non significa aver commesso degli illeciti». La convinzione che gli esponenti della Quercia si ripetono è quella sanguignamente sintetizzata dalla dalemiana Velina rossa: è in atto una «grande manovra» del «cosiddetto salotto per bene» delleconomia, della finanza e delleditoria (e ormai non cè più solo il Corriere, ci sono anche i «direttori amici»: al Botteghino non è passato inosservato il duro fondo di Ezio Mauro sulla Repubblica di ieri, mentre oggi anche il Riformista contesta ai ds di «non aver detto l'unica cosa che metterebbe fine a tutto questo pasticcio: una sola parola per prendere le distanze da Consorte»), tramite un «pressing neppure più clandestino sugli organi di vigilanza» e uno «stillicidio di notizie per gettare nella mischia anche nomi molto autorevoli dei ds» che ha «un solo scopo: quello di impedire la scalata dellUnipol a Bnl». Ossia impedire che si costituisca un forte polo economico nellorbita della Quercia. E naturalmente a queste manovre non sono estranei gli alleati della Margherita, e i disegni del fantomatico «Partito democratico». La Velina attacca le «farneticazioni degne del dittatore iraniano» di Arturo Parisi sulla «questione morale», ma nella Quercia la rabbia verso Rutelli e lo stesso Prodi, schierati col «salotto buono», non viene nascosta. «Se non la smettono salta lalleanza, e pazienza se rivince Berlusconi, meglio lui di Rutelli», si sfogava un ds in pieno Transatlantico.
Le voci uscite dalla direzione della Margherita di ieri hanno contribuito ad alimentare lirritazione: Rutelli ha rivendicato la «lungimiranza» propria e del suo partito. «Abbiamo imboccato la linea giusta, fin dallestate, facendo della separazione tra politica e affari una bandiera», ha ricordato. «Siamo stati, siamo e saremo intransigenti e severi», ha aggiunto, «e non faremo sconti a nessuno». Neppure ai carissimi alleati della Quercia, se venissero presi con le dita nella marmellata dei «furbetti del quartierino». Una linea, quella del «non fare sconti», che ricompatta per una volta rutelliani e prodiani, anche se dalle parti degli ex Ppi di Marini cè più cautela: «Non è più questione di mors tua vita mea: a tre mesi dalle elezioni, e tanto più con la lista unitaria, rischiamo di morire tutti se ci azzanniamo tra noi», dice Beppe Fioroni. Ieri, mentre pioveva la notizia dellavviso a Consorte e un dirigente ds di primo piano spiegava che «non è tanto questo a preoccuparci, quanto le connessioni di intrallazzi che emergono tra lui e Fiorani», ma rassicurava: «Comunque a noi su Fiorani non ci beccano: in quel milieu non cè nessuno dei nostri», a Montecitorio è comparso il senatore Franco Bassanini. Ds anche lui, certo, ma da sempre schierato (lui, eletto a Siena e sostenitore storico di Mps) contro loperazione Unipol.
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