Una lettura superficiale della formazione diretta da Matt Darriau, in programma domani mattina alle 11 al Teatro Manzoni di Milano per la stagione di «Aperitivo in Concerto», potrebbe far pensare a una tipica band del jazz tradizionale. Ci sono tromba, trombone, clarinetto, sassofono, pianoforte, contrabbasso, batteria come si usava a New Orleans. Invece lorchestra del clarinettista e sassofonista americano (di ceppo francese) è molto di più. Il direttore è un polistrumentista che suona perfino la cornamusa e questo suo gruppo - ne dirige altri - allinea musicisti di pregio quali Andy Laster sassofono baritono e clarinetto, Frank London tromba, Curtis Hasselbring trombone, Barney McAll pianoforte e organo Hammond, Joe Fitzgerald contrabbasso, George Schuller batteria figlio di Gunther Schuller, linnovatore del jazz contemporaneo. Il nome del settetto, Ballin The Jack, espressione gergale mutuata da un vecchio musical che significa «muoversi a grande velocità», è l'emblema significativo del progetto.
Matt Darriau viene dallIndiana e ha 51 anni. Nel 1990 si trasferisce a New York e frequenta il club davanguardia Knitting Factory che gli pubblica alcuni dischi. Il concerto di domani è il primo del tour italiano, ma Darriau è già venuto nel nostro Paese. Nella tarda estate del 2008 per esempio ha inciso a Torino Liquid Clarinets, con altri due clarinettisti, Patrick Novara e Ismail Lumanovski, proponendo una musica che «salta i confini di genere e nazionali» e fa sentire echi balcanici ed ebraici. È questa la caratteristica di Darriau, per cui Ivo Franchi nel programma di sala parla di «musica nomade». La stessa cosa si riscontra nelle registrazioni del suo trio Paradox e nel complesso Klezmatics di cui fa parte.
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