I tassisti bloccano Linate ma la polizia li sgombera

Picchetti sul viale Forlanini. Bus fermati a mezzo chilometro dall’aeroporto: code e proteste

Per quaranta minuti è stato il caos: auto e tir bloccati in colonna sotto il sole rovente, passeggeri costretti a scendere dagli autobus e a raggiungere a piedi, trascinando i bagagli per mezzo chilometro, l’aeroporto di Linate. È qui che la protesta dei tassisti contro il decreto del governo che liberalizza le licenze, ieri, ha causato i maggiori disagi. Alle 12 i conducenti, riuniti in assemblea, hanno bloccato l’ultimo tratto di viale Forlanini, mettendosi in mezzo alla carreggiata. Un presidio che ha scatenato le proteste dei passeggeri diretti allo scalo. Tanto che alla fine è dovuta intervenire la polizia.
«Basta, andiamo a bloccare il Forlanini». È mezzogiorno quando i tassisti, riuniti nel polmone (così chiamano il posteggio dei taxi di Linate) bloccano l’accesso all’aeroporto. «Non si passa» spiegano alle auto ferme davanti al muro di persone, un centinaio almeno. C’è chi scende e li insulta. «Ma vergognatevi» si infuria una signora bionda raccogliendo fischi e qualche insulto. Dall’inizio del picchetto si alza una voce: «A bordo c’è un disabile, lasciate passare l’altra macchina».
È l’unica eccezione. Dal centro città arrivano gli autobus carichi di persone. Le porte si aprono a mezzo chilometro dallo scalo, quando la coda blocca la corsa dei bus arancioni. «Tutto per colpa di sti’ comunisti ... al governo» si sfoga un giovane al telefonino, camminando svelto con la valigetta. Lo seguono una mamma con il figlio, anche lui con un borsone. «Per fortuna ho l’aereo fra tre ore, ma che giornata» dice sconsolata una ragazza trascinando un valigione blu alto un metro. Chi è diretto ai check-in non ha tempo di litigare con i tassisti. Lo fanno invece gli automobilisti. I tassisti permettono alle auto di svoltare a sinistra prima del picchetto, unica via d’uscita. Una Ford azzurra si ferma, il proprietario impreca e all’improvviso sgomma via. Un secondo dopo l’auto è circondata da venti tassisti, volano parole grosse, un conducente parte di corsa, dà un colpo alla carrozzeria. E interviene la polizia.
Gli agenti, una ventina, avanzano in gruppo con scudi e caschi verso il presidio. «Ma ci hanno preso per gli ultrà?» scherzano i meno giovani. Il picchetto si apre. Solo un giovane con la maglietta gialla si sdraia sull’asfalto. «Io da qui non mi muovo» dice. Ma non c’è voglia di scontri. «Dài, non è il nostro mestiere» urla qualcuno. E il blocco finisce.
Rimane, invece, il presidio al posteggio dei taxi dello scalo. Per il quarto giorno consecutivo nessun’auto bianca, ieri, ha caricato passeggeri ad eccezione di anziani, disabili e famiglie con bambini piccoli. È successo lo stesso a Malpensa, nelle stazioni e in centro. I tassisti si sono recati in delegazione alle centrali radio per chiedere che non assegnassero le corse ai pochi conducenti in servizio. Anche per questo, trovare un taxi è stato quasi impossibile.
E oggi? Il Comune ha chiesto la fine dei blocchi, ma è probabile che rimangano almeno al mattino (alle 10 il prefetto incontra i sindacati che temono li precetti).

Domani notte, una delegazione di tassisti partirà per Roma per l’incontro nazionale di categoria in programma domani. Un anticipo di quanto succederà venerdì, quando centinaia di auto bianche arriveranno a Milano da tutta Italia per un’assemblea.

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