I taxi ripartono ma è una «tregua armata»

Annullata l’assemblea in Piazzale dello Sport: erano attese mille vetture da tutt’Italia

I tassisti la chiamano «tregua armata». E sul significato sono tutti d’accordo: «La protesta è solo sospesa. Ora sentiremo che cosa dirà il ministro Bersani ai nostri sindacati». L’incontro è in programma per oggi a Roma, con inizio alle 15.30. I conducenti si aspettano che il ministro accetti di modificare il decreto che liberalizza le licenze delle auto bianche, contro il quale hanno scioperato nei giorni scorsi. E se da Roma non arriveranno buone notizie? «Siamo pronti ripartire con i blocchi - avvertono i conducenti -. Da subito».
Sciopero sospeso. Dopo cinque giorni di protesta i taxi hanno ripreso il servizio in città e aeroporti. Le auto bianche caricheranno i passeggeri anche oggi, almeno fino alla conclusione dell’incontro con Bersani. «La situazione potrà cambiare di ora in ora, impossibile fare previsioni» dicono i radiotaxi, i centralini che raccolgono le chiamate dei cittadini. Resta confermato lo sciopero di martedì prossimo, 11 luglio, l’unico proclamato dai sindacati con il preavviso richiesto dalla legge. È stata annullata, invece, la grande assemblea dei conducenti prevista per oggi al Piazzale dello Sport (erano attese mille auto bianche da tutto il nord Italia).
Giornata «di fiacca». C’è chi dà la colpa alla stagione, chi all’improvvisa fine dei blocchi («la gente non sapeva che eravamo tornati in servizio»). Di certo, ieri, i taxi hanno lavorato meno del solito. «Una stima? Sono in turno dal mattino, direi un 30-40 per cento di corse in meno» raccontava alle 16 di ieri un conducente al posteggio di piazza Cordusio. «Sì, è vero: sono andato a Linate e ho aspettato più del solito» conferma un collega, secondo nella fila di auto bianche più lunga del solito. Al radiotaxi 02-8585 è stata invece una «giornata normale». «Le persone chiamano anche per essere aggiornate sulla situazione. Che cosa rispondiamo? Che i taxi per ora ci sono, ma la situazione potrebbe cambiare all’improvviso».
Pronti alle barricate. I tassisti, infatti, non si fanno grandi illusioni sull’incontro con Bersani. «Ha accettato di parlarci solo perché finissero i blocchi» raccontava ieri mattina un giovane conducente nel posteggio dei taxi di Linate -. La gente si lamenta perché le tariffe sono più alte che all’estero? Confrontino anche benzina e assicurazioni, poi ne riparliamo. E comunque le tariffe non le decidiamo noi. La lotta? Perso per perso, sono pronto ad andare fino in fondo». La pensano così anche i più maturi. «Fi-no-al-la-mor-te - scandiva un tassista in Cordusio ieri pomeriggio -. Ho 70 euro al giorno di spese fisse, lavoro da 10 anni per pagare il mutuo con cui ho comprato la licenza. E ora mi dicono che la licenza perde il suo valore... Altro che barricate, potrei fare qualsiasi cosa se Bersani non ritira il decreto».

Alla testa degli (eventuali) cortei non ci sarà Alfonso Faccioli, uno dei sindacalisti più ascoltati dai conducenti: «Ho visto cose che non mi sono piaciute nella protesta a Roma di mercoledì, simboli politici, inni alle dittature - spiega -. Aspetto anch’io di vedere che cosa porterà a casa la delegazione, lascio a loro il megafono».

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