I tre candidati cominciano già a fare scintille

Faccia a faccia del tutto imprevisto, ieri mattina, tra due dei tre candidati alle «primarie» che sceglieranno il candidato sindaco del centrosinistra: e basta poco per avere la conferma che su temi cruciali come la sicurezza la distanza di posizioni è netta. Protagonisti dell’incontro, il giurista Valerio Onida e l’architetto Stefano Boeri. Entrambi sostengono, ovviamente, la linea dell’accoglienza nei confronti delle minoranze etniche. Ma mentre Onida sembra sposare una linea umanitaria tout court, Boeri tiene a precisare che ci deve essere da parte di chiunque, minoranze comprese, il rispetto della legalità. E, purché vi sia il suo consenso, qualcuno può anche essere rispedito in patria.
Teatro dell’incontro, il corridoio al terzo piano del Palazzo di giustizia dove si affacciano gli uffici della prima sezione civile, ma anche del presidente del tribunale Livia Pomodoro. Onida è lì, come annunciato il giorno precedente, per sostenere la causa dei rom milanesi contro il censimento nei campi nomadi deciso dal governo nel 2008: un censimento illegittimo e discriminatorio, sostiene Onida, perché basato su criteri etnici. Boeri, invece, passa di lì per andare a salutare la Pomodoro, («è una cara amica»), e magari coinvolgerla in qualche modo nei suoi progetti. Ma è inevitabile che, una volta intercettato dai cronisti, anche Boeri si metta a parlare di rom.
Entrambi i candidati affrontano il tema del progetto di assegnare case popolari ai nomadi di via Triboniano, voluto dall’assessore Moioli ma bloccato dal sindaco Moratti.

Onida: «Una cosa assurda, è vero che ci sono migliaia di famiglie in attesa, ma se c’è un terremoto non si pretende certo che gli sfollati si mettano in coda». Boeri: «Il problema va affrontato con due cardini fondamentali: un no assoluto alla discriminazione e l'esigenza del rispetto della legalità, senza sconti». La differenza c’è, e si vede.

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