I valzer Cgil fanno perdere la testa al Pd

Che nascesse una cordata di imprenditori italiani in quanto italiani sembrava già una cosa sorprendente. Dopo che il «sistema Paese» è uscito fuori dall'attenzione sia della politica sia dell'economia e la delocalizzazione è stata preferita come la via del profitto, una definizione nazionale di un gruppo di impresa sembrava l’ultima cosa a venire. Ma il «sistema Paese» conta: e il centrodestra aveva fatto di essa la sua coordinata politica fin dall’appello del '94 di Berlusconi. Potremmo annoverare il «sistema Paese» tra i vari fattori emersi prepotentemente in questi giorni che puntano sul primato dell'economia reale, sull'economia finanziaria e sulla tenuta del Paese come soggetto politico ed economico come base per il suo successo industriale.

Berlusconi ha fatto propria la tesi della cordata, l'ha posta come sua iniziativa, ma evidentemente sapeva che vi era un consenso sul piano degli operatori economici e finanziari e su quello politico dell'opposizione per una chiamata in campo dei grandi capitali italiani. Un «forza Italia» rivolto agli imprenditori sembrava improbabile, ma esso è avvenuto. E il fatto che Roberto Colaninno sia il presidente della Cai e Passera il suo promotore, indica che si tratta di un’operazione chiaramente trasversale e viene accettato anche da chi non è di centrodestra che il governo attuale ne sia il promotore politico. Chi si è posto di traverso è la Cgil. Essa ha certamente espresso il sentimento del Partito democratico che non vuole lasciare troppo spazio alle iniziative del governo: esso ha già fin troppo consenso e ne avrebbe di più se Alitalia diventasse proprietà della Cai. Sarebbe una privatizzazione, ma una privatizzazione voluta fortemente dalla politica che ne porta la responsabilità. La Cgil ha scelto di fare corpo con i sindacati autonomi dei piloti, cioè con una corporazione segnata dal privilegio in conseguenza del carattere statale della compagnia e protetta anche da destra, visto che i sindacati dei piloti hanno nei loro componenti l'orientamento di Alleanza nazionale.

Perché Epifani ha scelto di collegare la sua organizzazione al fallimento della Cai? Forse egli ha assunto il ruolo di patrono politico della sinistra, quello che Lucia Annunziata gli annuncia come futura guida del Partito democratico al posto di Veltroni: un Partito democratico inteso a costituire una forza politica senza nemici a sinistra. Tanto è vero che ora Epifani gode dell'appoggio della Fiom e Cremaschi è uno dei suoi ferventi sostenitori. Lo scopo è chiaro: nuocere a Berlusconi, mettendogli sulle spalle una Alitalia invendibile, né nazionalizzabile, né cedibile a compagnie straniere che non sono candidati virtuali, meno che mai la Lufthansa a cui Epifani si riferisce. Occorre domandarsi cosa farà il Partito democratico di fronte a questo sovvertimento della sua linea politica. Solo D'Alema si è esposto invitando Colaninno ad andare avanti nelle trattative, ma Veltroni è ancora collegato alla linea dell’opposizione a tutti i costi per poter accusare il presidente del Consiglio di avere impedito la vendita ad Air France.

Si ha come una radicalizzazione della lotta politica in questa vertenza industriale: il centrodestra punta sul «sistema nazione» come fattore di crescita economica e la sinistra sindacale punta al fallimento dell'iniziativa con un linguaggio anarchico rivoluzionario espresso nei cartelli della base di Alitalia che chiamavano i compratori della Cai «banditi».

Un singolare contrasto tra una linea nazionale e un linguaggio rivoluzionario che è ancora presente nella sinistra sindacale ed è divenuto il centro della politica marginalizzando il Partito democratico. È come se si fossero rivelate le essenze delle cose, il contrasto tra nazione e rivoluzione che è sempre una componente ultima della singolare politica italiana. bagetbozzo@ragionpolitica.it

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