I vantaggi per il cliente: minore saturazione dei castelletti, riduzione delle controgaranzie richieste e più disponibilità dei titoli in possesso Arfin «assicura» tranquillità alle aziende Il ricco portafoglio prodotti è composto anche da polizze f

Rete commerciale sul territorio Nel 2006 giro d’affari di 8 milioni

I vantaggi per il cliente: minore saturazione dei castelletti, riduzione delle controgaranzie richieste e più disponibilità dei titoli in possesso Arfin «assicura» tranquillità alle aziende Il ricco portafoglio prodotti è composto anche da polizze f

È stata costituita alla fine del 2005 con l’idea di modernizzare il mercato assicurativo. Arfin è la compagnia di assicurazioni e riassicurazioni il cui principale settore di attività è quello delle fideiussioni e rischi tecnologici. Nel 2006 ha consolidato la propria struttura e, a oggi, dispone di una rete commerciale che opera sul territorio, in particolare in quelle regioni a maggiore domanda di garanzie fideiussorie, significativamente il Nord e Centro Italia. L’anno scorso ha registrato un fatturato pari a 8 milioni e per il 2007 il risultato dovrebbe raddoppiare.
«Grazie a processi operativi più efficienti, i nostri tempi di risposta per una richiesta da parte di un potenziale cliente sono in media di 5 giorni e questo rappresenta il nostro principale vantaggio competitivo», afferma Francesco Jacini, amministratore delegato di Arfin. Il progetto è stato fin dall’inizio «sponsorizzato» dalle due maggiori compagnie di riassicurazione al mondo, Münchener Rück e Swiss Re, che garantiscono la solidità di Arfin attraverso i loro programmi riassicurativi. Non solo, tra i soci della figurano nomi importanti della business community italiana: l’ingegner Zaleski assieme alla figlia Helene (27,7%); GVFin, finanziaria della famiglia Viganò (18%); Banca Arner (10%); Todini Costruzioni Finanziaria (10%); Giampiero Svevo (9%); Mario Resca (7,7%); Silvano Zonin (7,7%); Francesco Jacini (5,8%); Gianni Lungo (3%) e Giuseppe Faina (1,5 per cento).
Obiettivo della società è quello di uno sviluppo dell’attività assicurativa grazie a mirati accordi di bancassurance con istituti di credito e banche popolari. «Ma intendiamo ampliare anche gli accordi con le reti distributive tradizionali, che nel nostro segmento sono altamente specializzate e professionali. Per quanto riguarda Internet, sul quale puntiamo, è un potente strumento per accelerare i processi operativi», precisa Jacini. Arfin si rivolge principalmente ad aziende operanti in settori quali engineering, real estate, edilizia, alimentare, chimico/farmaceutico, import/export e tutti quei settori merceologici per rapporti con enti e amministrazioni pubbliche. Nel suo portafoglio prodotti la società dispone di polizze fideiussorie a garanzia di appalti pubblici, forniture di beni e servizi, rimborsi per crediti di IVA, diritti doganali, contributi pubblici per trasporti e spedizioni transfrontaliere dei rifiuti, prodotti per rischi tecnologici (guasti ai macchinari), leasing su beni strumentali e immobiliari, polizze per l’assicurazione dei rischi del cantiere (le cosiddette Contractor’s All Risks).
Ma conviene al sistema bancario erogare garanzie fideiussorie? La risposta sembrerebbe negativa. Nel 2005, infatti, il mercato delle garanzie bancarie è stato di circa 121 miliardi di euro, di cui circa 89 miliardi di natura equivalente a quella assicurativa e circa il 60% di tali operazioni hanno generato un margine netto extraprofitto )Eva) negativo. Uno studio Arfin evidenzia che, se queste operazioni fossero trasferite al settore assicurativo, l’Eva per il sistema bancario passerebbe dallo 0,03% allo 0,6%. Le banche potrebbero così moltiplicare di 7 volte il loro valore aggiunto su questo segmento.
Lo studio, inoltre, analizza l’opportunità o meno dei gruppi bancari ad avere partecipazioni in compagnie di assicurazione: oggi, con Basilea 2, tali partecipazioni vanno dedotte dal patrimonio di vigilanza. È quindi molto probabile che le banche comincino a richiedere alle loro partecipate un rendimento (Roe) almeno pari al costo opportunità del capitale assorbito dal patrimonio di vigilanza. Così un costo opportunità del 14% a fronte di un Roe medio del settore assicurativo del 13%, avrà sicuramente un impatto sulle decisioni strategiche delle partecipazioni bancarie nel comparto assicurativo. Già alcune primarie realtà si sono indirizzate in tal senso, preferendo disinvestire dalle partecipazioni e trovando più conveniente stipulare accordi commerciali col settore assicurativo.


Il prodotto assicurativo, rispetto a quello bancario, presenta infine vantaggi anche per i clienti: nessuna esposizione verso la centrale rischi della Banca d’Italia; minore saturazione dei castelletti bancari, quindi disponibili per altre necessità e utilizzi finanziari; una sostanziale riduzione delle controgaranzie richieste, consentendo così al cliente una maggiore disponibilità dei titoli in suo possesso.

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