da Milano
I grandi azionisti di Royal Bank of Scotland mettono i bastoni tra le ruote al progetto del presidente Tom McKillop di conquistare Abn Amro (laltro pretendente è il gruppo inglese Barclays): non vogliono infatti pagare un prezzo troppo alto per listituto olandese che già ora viaggia abbondantemente sopra i 70 miliardi di euro. La dura presa di posizione di questi investitori potrebbe avere importanti ripercussioni sulle possibili nozze tra Unicredit e Capitalia. Se Rbs fosse bloccata salterebbe, infatti, anche il progetto di spezzatino di Abn che darebbe a uno degli alleati della banca scozzese, il Santander (laltro è Fortis), la quota di poco inferiore al 9% detenuta dagli olandesi in Capitalia, oltre ad Antonveneta. Il Santander, inoltre, già ha una quota sotto il 2% nella banca romana, è in Mediobanca e in Generali ed è alleato di Vincent Bollorè. Un intreccio che potrebbe anche essere usato per mettere unipoteca sulloperazione Unicredit-Capitalia, ma che potrebbe, appunto, non verificarsi se i grandi azionisti di Rbs impediranno a McKillop e ai suoi alleati di mettere le mani su Abn. A raccontare ieri il malumore dei soci forti della banca scozzese è stato il Sunday Telegraph, secondo cui McKillop è stato «avvertito» del rischio che ci sia una rivolta contro il progetto che sta portando avanti insieme a Fortis e Santander e in competizione con Barclays.
Lincontro tra le parti è avvenuto la scorsa settimana e i quattro grandi azionisti di Rbs hanno detto esplicitamente a McKillop che non tollereranno che strapaghi Abn. Inoltre hanno chiesto unanalisi dettagliata dei vantaggi che la banca trarrebbe dallo spezzatino di Abn Amro. «Abbiamo avuto una serie di colloqui con McKillop e gli abbiamo detto chiaramente che Rbs non deve farsi trascinare in una corsa al rialzo, in quanto cè il chiaro rischio che laffare si faccia al prezzo sbagliato. Per questo vogliamo più dettagli sulloperazione prima possibile», ha raccontato uno dei primi dieci azionisti di Rbs. La battaglia per il controllo di Abn Amro dovrebbe sfociare nella più grande acquisizione nella storia del settore bancario. Tornando a Unicredit-Capitalia per il momento non è prevista alcuna riunione del patto di sindacato del gruppo romano. «Quando ci sarà qualcosa da discutere lo faremo, ma per il momento mi sembra molto presto», ha spiegato il presidente del patto, Vittorio Ripa di Meana. Venerdì prossimo o il lunedì successivo ci dovrebbe invece essere una riunione del cda per esaminare le modifiche obbligatorie allo statuto previste dalla riforma del risparmio in vista dellassemblea che dovrà approvarle. Comunque, non è ancora detto che queste modifiche necessitino di un esame anche del patto.
È intanto partito il lavoro degli advisor di Unicredit e Capitalia, Merrill Lynch e lex Goldman Sachs, Claudio Costamagna, che dovrebbero cominciare a vedersi nei prossimi giorni. Devono infatti valutare se il progetto di aggregazione è compatibile con la struttura dei due gruppi bancari e strutturare loperazione in un primo progetto da presentare agli organi societari.
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