Forse non li capiscono. Magari la questione leghista è tutta qui, una sorta di lost in traslation che spaventa i bravi intellettuali, manda in tilt i politologi, rompe il dialogo tra la sinistra e gli operai. Caravaggio è a una quarantina di chilometri da Milano, passi per Linate, vai lungo la Rivoltana, sali sopra verso Treviglio e punti dritto al santuario della Madonna. Cè una fonte miracolosa. Da qui Michelangelo Merisi è partito, senza lasciare opere, per litigare con il mondo e colorarlo di luci e ombre. Quando dici Caravaggio tutti pensano a lui. El País, El Mundo e perfino un quotidiano di Buenos Aires dicono invece che questa è la città più razzista dEuropa. Eccola. Un paesotto di sedicimila abitanti, mille extracomunitari regolari, clandestini sparsi, tante telecamere disseminate a ogni angolo di strada e 30 vigili urbani. Il 33% dei caravaggini ha votato Lega. Due anni fa erano il 18%. Qualcuno dice che sono aumentati i razzisti.
Tutto comincia con la storia del sindaco sceriffo, che tuona contro gli stranieri, non vuole sposare i clandestini, organizza ronde padane e vuole costringere le badanti a parlare in bergamasco. La Caravaggio razzista è in questo ritratto a tinte forti. Arrivi e vicino al comune, proprio accanto, vedi il bar Centrale. Lo gestiscono i cinesi. Lo sceriffo forse non se ne è accorto. Ma fa niente. Qui la Lega governa da 11 anni. Prima cera Ettore Pirovano. Ora fa il senatore e il vicesindaco. Luomo con la stella, da due anni, si chiama Giuseppe Prevedini e giura di non avere il porto darmi: «Mi fanno paura, anche se mio padre era finanziere e mio nonno carabiniere». La legalità è un vizio di famiglia. La sua filosofia è questa: «Ci sono leggi, diritti e doveri. Valgono per italiani e stranieri. Chi non li rispetta è fuori. Il resto sono chiacchiere».
Chiacchiere? La storia delle badanti la spiega un professore di scuola media che sta acquistando un giornale in edicola. Non è la Padania, ma il Corsera. Dice: «Sì, cè un corso di italiano e bergamasco per le badanti straniere. Ma non è una brutta idea. I nostri vecchi parlano solo il dialetto. Queste ragazze arrivano qui, magari sono anche laureate, bravissime con linglese, se la cavano con litaliano, ma il bergamasco è unaltra storia. È duro, chiuso, gutturale. Risultato. Si parlano a gesti».
Le ronde qui le fanno in tanti. La mattina ci sono signori attempati con delle pettorine colorate con su scritto «nonni civici». Li vedi fermi ai semafori, davanti alle scuole, che si muovono lenti per far attraversare i bambini sulle strisce. I più cattivi rischiano un alt, guardingo, a qualche automobilista che tarda a frenare. Quando ci sono le feste patronali, racconta una commessa sui ventanni, arriva lesercito: carabinieri e alpini in pensione danno una mano a non creare troppo caos. A Caravaggio, luogo di devoti, le feste sono tante. I più cattivi si vedono in giro dal venerdì notte alla domenica mattina. È lidea più brillante dello sceriffo. Gli uomini della protezione civile, con le divise gialle e i catarifrangente grigi, pronti a dare una mano se cè un incidente, qualche rissa, un principio dincendio. Purtroppo non cerano quando qualche settimana fa il titolare del bar Fantasy, periferia solitaria di Caravaggio, si è preso una botta in testa da tre maghrebini. Forse gli stessi che lhanno rapinato a novembre e a febbraio.
La storia del matrimonio è la più delicata. Lo sceriffo chiede agli extracomunitari che vogliono sposarsi il permesso di soggiorno, di lavoro o il visto turistico. Se sei clandestino niente pubblicazioni. Sembra un fatto scontato ma non lo è. Il clandestino, per una falla nella legislazione, può sposarsi, poi magari viene espulso. A quel punto se il marito o la moglie sono italiani scatta il ricongiungimento e tutto è in regola. Questo favorisce un mercato nunziale. A Caravaggio tre donne in cambio di cinquemila euro hanno sposato tre extracomunitari. La polizia ha denunciato, la magistratura ha deciso e lo sceriffo è corso ai ripari.
Lo sceriffo è stato eletto con il 73 per cento dei voti.
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