da Milano
Lo scintillante mondo di Broadway in un tripudio di colori, senza mai una caduta di ritmo. E tutto nel più totale rispetto dello spirito di Mel Brooks, autore di The Producers, il celebrato musical portato sul palco milanese del Teatro della Luna da Saverio Marconi.
Max Bialystock è un produttore in declino che continua a sfruttare le sue «benefattrici», una ciurma di attempate signore newyorkesi a cui si concede in cambio di finanziamenti per i suoi spettacoli. I suoi giorni si incrociano con quelli di un impacciato contabile, tale Leo Bloom, che coltiva il sogno di diventare un produttore di successo. I due decidono di mettere su un musical che risulti un flop per frodare il fisco e intascare i soldi delle dame finanziatrici. I due soci sono Enzo Iacchetti (Bialystock) e Gianluca Guidi (Bloom), e insieme funzionano bene. Il primo, con la sua energia, il secondo con il suo aplomb e l'accentuata nevrosi del personaggio, in apparenza fragile ma un po' vile, con sorprendente riscatto finale.
Max e Leo per mandare a buon fine il loro piano scelgono il peggior sceneggiatore, il peggior regista, un pessimo coreografo e gli attori più cani a disposizione. Tutto sembra perfetto: Franz Liebkind, l'autore, è un simpatizzante nazista che ha scritto è una delirante esaltazione dell'amato Hitler; il regista Roger De Bris e il coreografo Carmen Ghia sono due gay isolati nel loro mondo di piume e paillettes. Tutto appare come un meraviglioso flop annunciato, ma La primavera di Eva e Adolf si trasforma in un esilarante, inatteso successo. Per un caso, Roger (che in scena è il bravissimo Gianfranco Phino), si trova a vestire i panni del Führer. E così, il musical di Bialystock - Bloom diventa una deliziosa parodia. Ma il successo porta le sue conseguenze: in un crescendo frenetico di situazioni Max finisce dietro le sbarre e subisce un processo. Ma il lieto fine è in agguato. L'energia di Iacchetti (che qui unisce i suoi due primi amori, musica e teatro) è un contagio che non lascia immuni i compagni di scena e che gli permette di dosare il cinismo del personaggio, annacquandolo di dolcezza.
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