da Milano
Unestate di lavoro. Fino a domani Enzo Iacchetti sarà a Viareggio dove, per la quarta volta consecutiva, conduce il Festival Teatro Canzone Giorgio Gaber, «e oltre a presentare mi esibisco anche come cantante, insieme con la mia orchestra-bonsai, la Witz Orchestra». Concluso il Festival, Iacchetti andrà in tournée con il suo spettacolo di cabaret, per poi tornare dietro la scrivania di Striscia la notizia, dal 22 settembre, con Ezio Greggio e due Veline nuove di zecca.
Iacchetti, negli ultimi mesi lei è saltato da un set allaltro...
«Sì, ho girato prima un film, Lultimo crodino, con Ricky Tognazzi, Marco Messeri, Serena Autieri, Dario Vergassola e poi una sitcom con Giobbe Covatta, Medici miei».
Qual è la storia di Lultimo crodino?
«Il film, diretto da Umberto Spinazzola, racconta una storia veramente accaduta: quella di due abitanti di Condova, un piccolo paese piemontese, che nellinverno 2001 rubarono la bara di Enrico Cuccia, il presidente onorario di Mediobanca, sepolta nel cimitero di Meina, sul Lago Maggiore. Il film, che dovrebbe uscire entro gennaio, è un omaggio alla commedia allitaliana, i due rapitori assomigliano a quelli dei Soliti ignoti».
Lei ha fatto poco cinema. Come mai?
«Me lo chiedo anchio. O meglio, bisognerebbe chiederlo a quelli del cinema. Certo, se mi chiamasse Pupi Avati, potrei anche lasciare Striscia... Perché faccio poco cinema? Forse perché non faccio parte di certi circoli, forse perché sono comunque lombardo e il cinema si fa a Roma... Anche con Medusa, che comunque fa parte del gruppo Fininvest, non riesco mai ad avere un vero dialogo. Lanno scorso ho diretto un cortometraggio, Pazza di te, e ho dovuto produrmelo da solo, non ho avuto un euro di finanziamento pubblico. Poi lho proposto ai grandi festival, Torino, Venezia, ma non ho mai avuto risposte. Mi hanno dato molto più soddisfazioni i festival minori».
Pazza di te è la storia di Francesca, abbandonata dal suo uomo quando scopre di essere incinta. La donna, sola, diventerà madre di un bambino down. Iacchetti, anche lei è comico sulla scena e malinconico in privato?
«Diciamo che sono un introverso, non vado nei locali, difendo con i denti la mia vita privata. Piuttosto mi piace sapere cosa succede nel mondo, non chiudermi nel luccicante mondo dello spettacolo, trovo sia un dovere per un artista».
A proposito di cronaca, la sitcom in 20 episodi che lei ha appena finito di girare con Covatta, Medici miei, è ambientata in una clinica privata dalla gestione piuttosto disinvolta...
«Il progetto lavevo proposto a Mediaset un paio danni fa e il caso ha voluto che proprio mentre stavamo girando le ultime puntate sia scoppiato il caso Santa Rita. Giobbe e io siamo due chirurghi di quelli un po folli, ironici e sarcastici. Andrà in onda su Italia 1 in prima serata da ottobre e nel cast ci sono anche Elisabetta Canalis, Eleonora Pedron, Antonio Cupo, Alessandro Sampaoli».
Ancora camici bianchi televisivi?
«Sì, ma qui prendiamo in giro i vari E.R., Dr House e i serial ospedalieri. Gli spettatori rideranno, ma sarà un riso amarognolo».
Qual è la tv che non le piace?
«Non mi piace la tv che torna indietro, che replica quella di trenta e più anni fa: i contenitori della domenica, le barzellette. Ma anche la tv che non ha il coraggio di investire sul nuovo e si rifugia nei format, nel già visto».
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