Ibm fornisce alle imprese tutti gli strumenti che consentono di reagire alle sollecitazioni in modo tempestivo ed efficace, anticipando così la concorrenza Per le aziende l’innovazione è d’obbligo

Le Pmi con pochi capitali da investire

«L’impresa globale? È quella con una supply chain integrata, che mette insieme gli input a valle, in arrivo dal mercato, con le interazioni a monte, i rapporti con i fornitori, disponendo nell’immediato dello stato di avanzamento delle commesse e potendo reagire a un ordine del cliente con modifiche istantanee al piano di produzione, anche quando coinvolge i terzisti». Massimo Bramati, responsabile di Ibm Global Business Services, la più grande organizzazione di servizi di consulenza, descrive così il profilo dell’azienda chiamata a competere sui mercati internazionali. È l’identikit che si attaglia alle più «illuminate» delle nostre medie imprese. «Sono le caratteristiche che consentono di reagire alle sollecitazioni in modo tempestivo ed efficace anticipando la concorrenza: peculiarità che sintetizzano il significato e lo scopo del fare innovazione». Dando ovviamente per scontati la qualità dei prodotti e i contenuti di servizio.
«Bisogna saper innovare - sottolinea Bramati - anche l’intero processo su cui poggia la realizzazione del prodotto. E poi, la tecnologia dev’essere vissuta anche come catalizzatore dell’aggregazione tra aziende nella medesima catena del valore: più si va sui mercati globali con una rete di imprese (ognuna focalizzata su un pezzo del processo a valore), tanto più ci sono possibilità di successo». Con l’opportunità ulteriore di suddividere costi altrimenti insostenibili dalla singola azienda per un’offerta ad ampio spettro. L’obiettivo di abbinare compiutamente i processi alla tecnologia non è però alla portata di tutte. Seppure intenzionate a procedere, molte Pmi sono prive della struttura interna capace di gestire il percorso di trasformazione. «L’integrazione della supply chain - riprende Bramati - consente di modificare rapidamente i processi e prendere decisioni al momento giusto: tutto questo ha direttamente a che fare con l’It e rappresenta un’area focale per i progetti e l’attività consulenziale. Ed è proprio quella che oggi denota la crescita maggiore». L’approccio di Ibm, con la divisione Global Business Services, usa una metodologia specifica: «Il Cbm, ossia il Component business model, permette di analizzare i processi aziendali come altrettanti mattoncini per individuare quelli prioritari, i più critici ai fini del cambiamento, dell’innovazione e del successo. È un approccio che piace perché è mirato ai processi core e punta su ritorni in tempi brevi». Una volta determinati i cambiamenti necessari, la modalità flessibile per apportarli si colloca all’interno del cappello tecnologico della cosiddetta Soa, la Service oriented architecture.

Un elemento chiave, specie per le aziende che non hanno grandi capitali da investire nell’innovazione, è la standardizzazione del supporto gestionale: «Se i costi ricorrenti di un Erp sono contenuti - spiega Bramati - è possibile dirottare risorse economiche verso i nuovi progetti».

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