da Roma
Un evento planetario: due miliardi di spettatori collegati con lOlimpico. Il palcoscenico ideale per chi concorre al Pallone dOro che da questanno avrà una giuria mondiale. Ecco che il duello a distanza tra Totti e Ibrahimovic diventa una sfida nella sfida Roma-Inter, diventata la «classica» per eccellenza nelle ultime due stagioni. Entrambi sognano un giorno di vincere il trofeo di France Football, ma per questanno Kakà non sembra avere rivali. Meglio allora pensare al titolo di cannoniere, con il romanista chiamato a difendere la sua Scarpa di bomber più prolifico dEuropa dallattacco anche dello svedese.
Ed eccolo il primo confronto diretto del campionato, dopo il trionfo giallorosso a San Siro ad agosto nella finale di Supercoppa Italiana. Ibra lo vince nettamente, complici anche gli episodi che girano a favore dellInter, uno dei quali vede protagonista in negativo proprio Totti. «La nostra migliore prestazione dellanno? Anche con la Sampdoria avevamo giocato bene e di squadra sottolinea la punta nerazzurra -. Ora giochiamo con più fiducia, dobbiamo continuare su questa strada». Lo svedese resta in campo solo cinquanta minuti, a causa di un colpo duro subìto da Juan alla caviglia mentre cerca spazio al limite dellarea spinge Roberto Mancini a non rischiare in vista della Coppa. «Mi ha dato, come si dice?, ah una tacchettata racconta Ibra -. Il piede si è un po gonfiato, ho un taglio profondo. Se riuscirò a recuperare per martedì (lInter affronterà a San Siro il Psv Eindhoven nel primo impegno casalingo della Champions)? Non lo so, ma ci sono altri attaccanti bravi e che a Roma hanno fatto bene».
Basta comunque un tempo allattaccante per rompere un tabù: segnare un gol alla Roma da interista. Lo fa su rigore, dopo unazione travolgente nata da un errore di Totti su calcio dangolo e dalla follia di Giuly, che si sostituisce a Doni sul suo colpo di testa. Lultima volta che lo svedese fece gol allOlimpico contro i giallorossi indossava la maglia della Juve, lultima Juve dellera Moggi: la porta era quella opposta e fu una rete da manuale, visto che Ibra superò di forza il ghanese Kuffour prima di fulminare il portiere romanista. E anche allora finì 4-1. «Ma giocammo undici contro undici per tutta la partita», dice Ibra evitando lo scomodo paragone. Alla fine il suo rigore (che è il settimo centro stagionale dello svedese) dà il via allinattesa goleada, rimpolpata dai compagni di reparto Cruz (il suo sostituto allOlimpico) e Crespo. Fino a quel momento Mexes, che spesso se la cava con mestiere, e Juan lo avevano limitato, tranne quando anche i difensori romanisti si riversano in avanti sullazione che porta al micidiale contropiede interista.
La serata agrodolce di Ibra contrasta con quella nera di Francesco Totti. Dopo la partita il capitano scappa via, come domenica scorsa quando la sua doppietta fu vanificata dal gol dello juventino Iaquinta. Ma ieri sera la rabbia era ancora più grande: una sconfitta pesante, il primo gol dellInter nato da un suo corner battuto con leggerezza e forse superficialità. Le dichiarazioni della vigilia erano state molto diverse da quelle dellavversario: Ibra sperava in un successo, in nome del quale avrebbe sacrificato anche un suo gol; il capitano giallorosso, invece, aveva confessato di pensare soprattutto al Manchester e alla rivincita dei sette gol incassati ad aprile scorso. Spalletti lo aveva in parte «bacchettato»: «Cè prima una partitella con lInter e bisogna pensare a questa». E Totti ci aveva provato subito a mettere la sua firma sul match, con una punizione delle sue dopo ottanta secondi, sventata non senza difficoltà Da Julio Cesar. Poi il corner sballato e la Roma che precipita. Come il capitano che prova con qualche passaggio e qualche progressione a risollevare la squadra, ridotta in dieci e incapace di reagire a unInter ormai sul velluto.
E ironia della sorte, quando Francesco Totti esce dal campo a un quarto dora dalla fine, lInter inserisce addirittura Pelè.
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