Un cingalese di 19 anni che vive vicino a Roma e da tempo in cura per problemi psichici. Ecco chi è lideatore del gruppo-choc apparso nel febbraio scorso su Facebook intitolato «Giochiamo al tiro al bersaglio con i bambini down». Come logo la foto di un neonato disabile con la parola «scemo» scritta sulla fronte. In poche ore era riuscito a raccogliere oltre 1.300 iscritti.
La polizia dopo giorni di indagini telematiche ha scoperto chi si nascondesse dietro agli pseudonimi di «Il signore della notte» e «Il vendicatore mascherato». Di fronte agli agenti, lui ha ammesso subito le sue responsabilità cosa che non gli ha evitato una denuncia per istigazione a delinquere.
I proclami messi on line su Internet erano deliranti: «Perché dovremmo convivere con questi ignobili creature... con questi stupidi esseri buoni a nulla? Come liberarci di loro? Usandoli come bersagli mobili o fissi, nei poligoni».
Secondo Antonio Apruzzese, direttore della polizia Postale, in realtà «lobiettivo del cingalese era soltanto quello di creare scalpore per gareggiare con gli amici a chi organizzava gruppi che creavano più scandalo».
Insomma a spingere il diciannovenne «non cera alcun preconcetto specifico contro le persone down, ma soltanto il desiderio di ottenere il maggior numero di iscritti al suo forum». «E lobiettivo è stato raggiunto - osserva Apruzzese - anche se, per fortuna, la maggior parte degli iscritti si scagliava contro liniziativa».
Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Michelangelo Patanè, sono scattate dopo la segnalazione della polizia postale di Catania, la cui denuncia ha fatto radicare la competenza nel capoluogo etneo. «È stata indispensabile - rivela Apruzzese - la collaborazione attiva di Facebook che ha rimosso immediatamente la pagina ma ci ha anche fornito gli elementi tecnici e i numeri identificativi delle macchine da cui era stato postato il gruppo. Una collaborazione necessaria e determinante».
Durante loperazione gli agenti hanno sequestrato un ingente quantitativo di materiale informatico che è al vaglio della Procura della Repubblica di Catania.
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