Idea Milan: Pato come Messi e copiare la juventud del Barça

Forse Leonardo non è ancora un fenomeno calcistico al pari di Pep Guardiola perchè il Milan di oggi non somiglia neanche lontanamente al Barcellona super-star. Ma il modello è quello, dichiarato apertamente nella settimana in cui la “Primavera” (guidata da Giovannino Stroppa) rossonera si assicura il trofeo della coppa Italia dopo un bel tot di anni (21). Il modello di riferimento del prossimo Milan, in mancanza di consistenti contributi finanziari dell’azionista, è “la cantera” del Barcellona, il settore giovanile diventato pilastro essenziale dell’armata catalana che la prossima settimana piomberà a San Siro per contendere all’Inter la semifinale di Champions league. D’altro canto fu quella la caratteristica genetica del primo Milan dell’era Berlusconi: Franco Baresi, Filippo Galli, Costacurta, Maldini, Evani più Cappellini, Zanoncelli e Stroppa (mandati a giocare a novembre) si ritagliarono un ruolo da protagonisti (con Sacchi) del primo scudetto, avendo alle spalle la generazione presente in primavera (Lantignotti, Mannari, Nava, Verga gli altri talenti con l’aggiunta di Porrini e Pessotto finiti a indossare la casacca della Juve).
A Milanello, il gran lavoro è già cominciato. A bassa voce, e con i mezzi tecnici limitati dei nostri tempi, Leonardo ha avviato il cambio di politica calcistica. Si spiegano così certe scelte che prevedono fiducia completa in Abate e Antonini, terzini, a dispetto della presenza nella rosa di Zambrotta. Certo per ottenere il famoso e gettonato salto di qualità, ci sarebbe bisogno di un Messi che trascina tutti gli altri verso coppe e trionfi raggiunti dal Barça. A Milanello sono convinti di averlo, si tratta di Pato, cui aggiungono un altro fuori categoria, Thiago Silva intorno ai quali devono crescere i promettenti talenti di Stroppa, due su tutti, Albertazzi e Verdi, uno difensore, biondo, l’altro attaccante coi piedi buonissimi, veloce e imprevedibile, ribattezzato “Verdinho” dai suoi. Per averli al seguito del Milan che da ieri sera è sulla riviera ligure in attesa della sfida con la Samp, c’è stato un grande traffico di telefonate con Filippo Galli, responsabile del settore giovanile al seguito della “Primavera” impegnata in campionato con l’Udinese (persa 1 a 3 alla fine).
Qui Albertazzi e Verdi, subentrati nel corso della ripresa per tentare di raddrizzare il risultato, sono dovuti uscire di gran carriera proprio per raggiungere Milanello e unirsi al gruppo rossonero, rimasto senza difensori centrali (per il riacutizzarsi del vecchio infortunio di Kaladze candidato a giocare al posto di Favalli, non recuperato unitamente a Flamini). In quel ruolo deve tornare subito Bonera: non c’è altro, con Ambrosini a metà campo per la squalifica di Pirlo.
Questo è il progetto che può persino prevedere, nel futuro immediato, diciamo tra un anno, la cessione a prezzo da amatore di Pato utilizzata come auto-finanziamento per acquistare tre elementi da 20 milioni ciascuno, calciatori già fatti, di grandi prospettive che possono irrobustire lo spessore della squadra. Manca la guida tecnica di questo Milan targato “largo ai giovani”. Leonardo è molto netto in proposito: «Non c’è stata rescissione, la mia situazione è uguale a quella del primo luglio 2009. Sono arrivato al Milan e ho firmato un contratto di 3 anni, poi sono rimasto 13 anni. Io penso solo a oggi». Prende tempo, insomma.


L’alternativa è quella risaputa: Tassotti-Filippo Galli. Intanto, per dirla all’antica, oggi c’è da “sfangare” la Samp col ritorno di Mancini in attacco. «Non c’è niente di scontato» assicura Leo. Ma se non vince a Genova, può rinfoderare improbabili sogni di gloria.

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