Ifil-Fiat, si indaga per false notizie al mercato

La Borsa tiepida con i titoli interessati. I filoni seguiti dall’Authority

Pierluigi Bonora

da Milano

Aggiotaggio informativo, ovvero diffusione al mercato di informazioni false come recita l’articolo 185 del testo unico della Finanza: è il possibile reato che la Consob ha individuato a carico della holding Ifil al termine dell’inchiesta, durata cinque mesi, sull’equity swap che ha permesso alla famiglia Agnelli di mantenere il controllo della Fiat. Secondo l’Autorithy presieduta da Lamberto Cardia il reato sarebbe stato commesso allorché il 24 agosto la holding aveva negato, con una nota, di aver intrapreso o studiato «alcuna iniziativa in relazione alla scadenza del prestito convertendo».
L’Ifil, in pratica, affermava di non sapersi spiegare le ragioni dei forti movimenti che da alcuni mesi riguardavano il titolo Fiat. Quella del presidente Gianluigi Gabetti era una risposta indiretta al Giornale che proprio il 24 agosto, giorno finito al centro dell’attenzione dei magistrati, aveva ipotizzato contatti tra Ifil ed Exor, società controllata al 70,45% dalla Giovanni Agnelli & C e per il 29% dalla stessa Ifil, in funzione del progetto della holding di non perdere il controllo del Lingotto una volta entrate le banche nell’azionariato. Una diluizione di Ifil dal 30,06 al 22%, come sottolineato più volte da Gabetti, avrebbe infatti esposto la Fiat al rischio di scalate «o a investimenti speculativi che avrebbero creato turbativa nei confronti del management», impegnato nella fase decisiva del risanamento aziendale. Strettamente collegata all’ipotesi di aggiotaggio informativo, secondo la valutazione della Consob, è quella di ostacolo all’attività di vigilanza.
Nel trasmettere gli atti alla procura della Repubblica di Milano, l’Authority non ha comunque riscontrato il reato di insider trading (la pratica illecita di utilizzare informazioni riservate o non ancora divulgate al mercato al fine di compiere operazioni speculative in Borsa e, quindi, fare profitti illecitamente nella compravendita di titoli) e nemmeno gli estremi per l’obbligo di Opa da parte della holding sulla Fiat.
Il caso Ifil-Exor-Fiat è da ieri mattina nelle mani del pm Riccardo Targetti il quale ha ricevuto il fascicolo (una cinquantina di pagine in tutto) dal procuratore aggiunto Francesco Greco. I documenti sono sulla scrivania anche dell’altro pm milanese Carlo Nocerino e dei magistrati di Torino, il procuratore Marcello Maddalena e l’aggiunto Bruno Tinti.
All’esito dell’istruttoria della Consob ieri la Borsa ha reagito con indifferenza, in attesa degli sviluppi di un’inchiesta giudiziaria che potrebbe durare anche un anno.

Tra i titoli della galassia Agnelli soltanto Ifil ha segnato il passo (meno 0,50% a 3,94 euro), mentre Ifi e Fiat hanno guadagnato, rispettivamente, lo 0,27 e lo 0,11% (14,63 e 8,14 euro). Sempre ieri l’agenzia Fitch ha assegnato al bond Fiat da un miliardo di euro un rating BB-, pari a quello conferito al Lingotto.

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