Ignorano l’allarme valanghe Strage alla gara di motoslitte

Ha spazzato via tutto ciò che ha incontrato lungo un percorso di tre chilometri. «Un muro di neve che ci è arrivato addosso in pochi secondi», ha raccontato uno dei superstiti della valanga che ha investito spettatori e partecipanti a una gara di motoslitte nei pressi di Revelstoke, ai piedi del Monte Boulder, nella regione del British Columbia, in Canada.
L’enorme massa di neve si è staccata dalla montagna nel pomeriggio e da allora si continua a cercare disperatamente i superstiti. Per tutta la giornata di ieri le cifre si sono inseguite. La polizia canadese ha parlato inizialmente di 200 persone radunate in occasione del «Big Iron Shoot Out Rally». In realtà le stime sono poi state ridotte, anche a seguito di un controllo porta a porta negli hotel della zona e una verifica incrociata con il numero di motoslitte che non sono tornate alla base.
Il bilancio resta comunque drammatico: almeno due concorrenti della gara sono morti e altre sessanta persone sono rimaste ferite, dopo essere state investite dalla violenza della neve in caduta libera su quel tratto delle Montagne Rocciose. L’avanzata della massa di neve è stata rapidissima, per chi si trovava lungo il cammino della valanga non c’è stato granché da fare. «Subito dopo era come essere su un campo di battaglia - ha raccontato uno dei soccorritori - c’erano feriti e persone che urlavano il nome di amici e parenti che avevano visto sparire in un attimo sotto alla neve». Le ricerche vanno avanti ma le speranze di trovare ancora qualcuno vivo si fanno sempre più esili. Anche perché i movimenti delle squadre di soccorso, giunte anche dalla vicina Calgary, sono resi difficili dal fatto che la zona è ancora a rischio. Mentre i soccorritori cercano con i cani addestrati, dal cielo gli elicotteri sorvegliano il monte, pronti a dare l’allarme se dovessero esserci segni di un nuovo distacco.
E naturalmente già cominciano le polemiche. Adam Burke, un giovane membro del club alpino di Revelstoke, afferma di aver preferito non andare alla gara, proprio perché nei giorni precedenti la montagna era stata considerata a rischio estremo e anche nelle ultime ore il rischio era elevato, con tanto di allarme lanciato dal Centro di controllo valanghe del Canada dopo che una tempesta di neve aveva colpito tutta la zona.
«L’ho detto a tutti di chiudere la montagna, ma non mi hanno dato retta», ha spiegato ai giornali locali Burke, la cui madre era tra gli spettatori della gara, ma si è salvata.
Potrebbe essere stato proprio il rumore prodotto dalle motoslitte ad aver causato il crollo. Un’imprudenza che due persone hanno già pagato caro.

E il bilancio definitivo della tragedia non è ancora stato scritto.
La zona è comunque tutta ad alto rischio. Quest’anno ci sono già state vittime. E l’anno scorso ci sono state 13 valanghe mortali, che in totale hanno ucciso 24 sciatori e alpinisti.

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