In calo di popolarità, a rischio sfratto e praticamente caduto nell'oblio: sono tempi veramente grami per Lenin in Russia, dove praticamente nessuno oggi ricorda i 140 anni della sua nascita. Per dirla con William Shakespeare, «la gloria è simile a un cerchio nell'acqua che va sempre allargandosi, sin quando per il suo stesso ingrandirsi si risolve nel nulla». E di fatto i sondaggi sulla popolarità del fondatore dell'Urss nonché leader della rivoluzione d'Ottobre, sostengono tale tesi: solo 20 anni fa, Lenin era considerato dal 72% dei russi una delle «personalità più influenti al mondo». Ora secondo il centro indipendente Levada, viene considerato tale solo dal 34% della popolazione.
Nato a Simbirsk il 22 aprile 1870 e morto il 21 gennaio 1924 a Mosca, Vladimir Ilich Uljanov aveva sempre mantenuto il suo carisma, anche in epoca staliniana. Ora invece mentre Stalin recupera posizioni, nonostante il giudizio sempre più critico del Cremlino in merito alla repressione e al Terrore degli anni Trenta, Lenin risulta terribilmente in calo.
«Il più vivo di tutti i viventi» si diceva del padre della rivoluzione bolscevica. Rivoluzionario, anti-monarchico, ateo feroce e internazionalista: la Russia di oggi e la Piazza rossa sembra sempre meno il posto giusto per Lenin. E se la sua mummia è sempre conservata nel mausoleo, ai piedi del Cremlino, si torna a minacciarne il trasloco in un luogo più «consono». E non è detto che prima o poi non accada davvero.
Sempre in attesa dello sfratto, dunque: l'inquilino più scomodo della Piazza Rossa.
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