Ilva, i Ds si accorgono che la riconversione non è mai cominciata

A mezza voce, ma sempre più concreti si manifestano i dubbi sull’effettiva realizzazione del piano di riconversione delle Acciaierie di Cornigliano e sulla verifica puntuale della costruzione dei nuovi impianti previsti dall'accordo di programma, salutato a suo tempo dalla sinistra con fin troppo facile entusiasmo. Se ne fanno interpreti, a quindici mesi dallo spegnimento dell'altoforno, i Ds genovesi che si rivolgono al gruppo Riva, e di riflesso a tutte le realtà, istituzionali e sindacali, coinvolte dall'accordo siglato a Roma il 27 luglio dello scorso anno, per chiedere tempi certi a proposito della chiusura del ciclo a caldo e del progetto di riconversione in un nuovo impianto a freddo. «L'accordo di programma - spiega in particolare Marcello Danovaro, responsabile del dipartimento Economia e Lavoro della federazione diessina - è stato un grande successo che prevede la restituzione di aree importanti al quartiere di Cornigliano, con un nuovo assetto ambientale e una migliore qualità della vita. È previsto inoltre un nuovo assetto produttivo delle Acciaierie. Per questo, nella prospettiva della piena rioccupazione dei lavoratori in cassa integrazione, chiediamo a Riva di sapere a che punto siamo con la realizzazione degli impianti». La richiesta arriva a metà del periodo di cassa di 650 lavoratori e prende spunto dal clima di preoccupazione tra gli operai «secondo i quali tutto sarebbe fermo nella realizzazione dei nuovi impianti di stagnatura e che gli ordinativi finora fatti riguarderebbero solo la riqualificazione degli impianti già esistenti.

L'accordo prevede che al termine dei cinque anni, oltre al reintegro di quel tetto massimo di 650 lavoratori in esubero, attualmente 620, si raggiunga la quota di occupazione di circa 2.700 operai,com’era prima della chiusura dell'altoforno».

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