Gerusalemme. Alcuni uomini armati hanno ucciso ieri un imam nella Striscia di Gaza dopo che aveva pronunciato un sermone chiedendo la fine degli scontri dei giorni scorsi tra Hamas e al Fatah, che solo giovedì avevano causato 8 morti. L'agenzia di stampa palestinese Maan scrive che, secondo al Fatah, il religioso prima di essere abbattuto aveva denunciato le attività della «Forza di pronto intervento» del ministero degli Interni, alle dipendenze del governo Hamas.
La vittima, secondo al Fatah, «ha dunque pagato il prezzo della libertà di opinione. È stato ucciso da nemici di questa libertà, da forze oscure che vedono nella organizzazione dei talebani un modello da imitare e che ricorrono alle eliminazioni fisiche per conseguire i propri obiettivi».
Il presidente Abu Mazen, esponente di al Fatah, e il primo ministro, uomo di Hamas, si sono incontrati giovedì notte e ieri. Hanno lanciato un appello alla calma. Il loro timore e che gli incidenti si estendano alla Cisgiordania. «Le fiamme - ha detto il presidente - potrebbero bruciare lintera Palestina».
A rendere più tesi i rapporti tra i due schieramenti è la notizia della decisione del governo degli Stati Uniti di versare ad Abu Mazen quasi 90 milioni di dollari per potenziare le forze di sicurezza alle sue dipendenze. Hamas ha reagito con collera. Un suo dirigente, Mushir al-Masri, ha lanciato una specie di ultimatum ad Abu Mazen: deve rifiutare i finanziamenti, in caso contrario sarebbe corresponsabile di «un colpo di mano» nei confronti del governo Hamas.
Voci contrastanti su un nuovo raid israeliano, ieri sera a Gaza, dopo quello del giorno precedente. Lincursione di giovedì era avvenuta poche ore prima dellincontro tra il presidente egiziano Hosni Mubarak e il premier israeliano Ehud Olmert a Sharm el Sheikh, in Egitto.
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