Imbarazzo al Corriere: "Che figuraccia". E Mieli sceglie il silenzio

Il vicedirettore Battista: "Non avevamo quelle foto, la direzione non era informata". Ma il comitato di redazione: "Il problema è tutto dei vertici"

Imbarazzo al Corriere: "Che figuraccia". E Mieli sceglie il silenzio

Milano - Marzo pazzerello non è proprio un mese felice per il Corriere della Sera. Un anno fa l’editoriale del direttore Paolo Mieli che schierò il giornale con il centrosinistra provocò valanghe di critiche e una grave emorragia di copie. Oggi tocca al caso Vallettopoli con la scivolata sul caso delle istantanee a Silvio Sircana, con l’enfasi data al fotografo che negava di avere immortalato il portavoce del governo mentre gli scatti erano stati comprati (a carissimo prezzo) e messi da parte da un settimanale del gruppo Rcs. Una brutta figura («di merda», specifica Sebastiano Grasso, membro del Comitato di redazione) fatta in casa.
Imbarazzo negli austeri corridoi del più autorevole quotidiano italiano? Appena un filino, e ben dissimulato come le foto in questione. Il direttore è a Napoli per una fitta serie di impegni legati al Corriere del Mezzogiorno, e il suo telefonino o è staccato oppure squilla a vuoto anche per le segretarie.

Pierluigi Battista, il vicedirettore autore del commento intitolato «Fangopoli», dice di essere stato «male interpretato» e si dispiace che il Giornale abbia messo sullo stesso piano il suo editoriale «in cui non ho neppure citato il vostro quotidiano» e l’insultante «Belpietro fa schifo» di Europa. «Fangopoli non sono i giornali che pubblicano atti pubblici, ma il fatto che ai giornali arrivi di tutto, e che le vittime dei ricatti finiscano nel tritacarne mediatico esattamente come gli indagati. Per Sircana, poi, il ricatto non è stato nemmeno attuato». Le foto? «Non le avevamo, la direzione non era stata informata. Non ci sono retroscena di sorta».

Fatto sta che quando nel tritacarne è finito il portavoce di Gianfranco Fini nessuno si è scandalizzato, anzi giù con le paginate di inchiostro pruriginoso, mentre oggi che si è ritrovato in mezzo il portavoce di Romano Prodi la mannaia della censura è scattata in poche ore. «Vero - riconosce Battista - ma bisogna pure mettere fine a un andazzo insostenibile».
Le immagini acquistate dal settimanale «cugino» all’iperbolica cifra di 100mila euro per non pubblicarle? Il peso dato alla falsa versione del fotografo Scarfone? Qualcuno ha intenzione di chiederne conto? Al Corrierone, tra mezze parole e mezzi silenzi, non si rimproverano nulla. Hanno scritto in base alle informazioni raccolte. Hanno «bucato» gli scatti. Càpita. Le foto erano nel cassetto del direttore di Oggi? E che vuol dire, ribattono in via Solferino. Il settimanale è lontano materialmente (la redazione di Oggi è alla periferia di Milano) e anche formalmente (gli editori sono diversi, Rcs Quotidiani e Rcs Periodici). Il Vangelo insegna: non sappia la mano sinistra ciò che fa la tua destra. Un precetto applicato alla lettera. «Noi abbiamo fatto il nostro lavoro - si difende un redattore anonimo -. Il discorso del giornale “cugino” è banale: se avessero dato le foto a qualche giornale Mondadori, mica lo avrebbero detto a voi del Giornale».

Il Cdr, cioè il sindacato interno, di solito è sensibilissimo a tutto ciò che riguarda la qualità, la completezza e la credibilità del giornale al punto da aver stilato una «Dichiarazione di indipendenza» e uno «Statuto dei giornalisti». In passato ha scioperato contro i «giornali panino» e contro il tentativo di «trasformare i quadri redazionali in figure manageriali» perché l’azienda propose un seminario formativo sperimentale. Quando Mieli auspicò la vittoria del centrosinistra, chiese (e ottenne) in poche ore un incontro chiarificatore. Per il caso delle foto di Sircana, c’è voluto qualche giorno in più. La riunione del Cdr è prevista per oggi pomeriggio e lì si valuteranno le cose.
Per Sebastiano Grasso «questi sono fatti che non ci riguardano. Oggi è un giornale del gruppo, ma ogni direttore Rcs fa quello che vuole, non c’è una piramide che fa capo al Corriere. La nostra figuraccia? Abbiamo un direttore, ne risponderà lui. Quelli di Oggi ne chiederanno conto al loro editore. Assemblee di redazione? Figuriamoci, non sono fatti nostri».

Elisabetta Soglio, altro componente dell’organismo sindacale di via Solferino, è meno perentoria.

Spiega che «la riunione era già programmata. Faremo il punto della situazione assieme al Cdr della Periodici, esamineremo il resoconto dell’assemblea di Oggi e vedremo se e come muoverci. Comunque mi sembra un episodio che non riguarda direttamente il Corriere».

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