Immigrati, le autorità tunisine ripescano 26 cadaveri Napolitano: "Evita l'indifferenza e reagire moralmente"

ono stati ripescati questa mattina dalla guardia costiera tunisina i primi 20 corpi degli oltre 200 migranti africani dispersi dopo il naufragio di un peschereccio libico al largo delle isole Kerkennah, nel sud del paese. 

Immigrati, le autorità tunisine ripescano 26 cadaveri 
Napolitano: "Evita l'indifferenza e reagire moralmente"

Tunisi - Sono stati ripescati questa mattina dalla guardia costiera tunisina i primi 26 corpi degli oltre 200 migranti africani dispersi dopo il naufragio di un peschereccio libico al largo delle isole Kerkennah, nel sud del paese. 

Ripescati solo pochi corpi "Siamo giunti sul posto stamani verso le 6 (le 7 italiane) e abbiamo ripescato una ventina di corpi", ha detto il tenente colonnello Tahar Landoulsi, capo della guardia marittima a Sfax. "Ci sono molti cadaveri sul battello, ma non sappiamo quanti", ha aggiunto. Il naufragio è avvenuto martedì quando, a causa del mare grosso, si erano rovesciati alcuni barconi di migranti diretti verso le coste italiane. In un primo momento l'Onu aveva detto che erano stati ripescati 150 cadaveri, notizia smentita dalla Tunisia. Le cattive condizioni meteorologiche infatti avevano finora impedito le operazioni di ricerca dei dispersi. I migranti africani erano partiti dalla Libia per raggiungere Lampedusa. Il peschereccio, con più di 800 persone a bordo, è affondato martedì in seguito a un guasto tecnico a 20 miglia al largo delle isole Kerkennah, nel sud della Tunisia. Circa 577 persone, tra cui 92 donne e 21 bambini, sono state soccorse. Altre 200-270 sono probabilmente morte. 

Il monito di Napolitano Di fronte alla tragedia dei tanti migranti inghiottiti dal mare, l’indifferenza è un "rischio da scongiurare" e per questo occorre reagire "moralmente e politicamente". Lo scrive il capo dello Stato Giorgio Napolitano in una lettera inviata a Claudio Magris. Se nell’intervento di sabato, dopo il naufragio al largo della Tunisia del peschereccio partito dalla Libia, Magris aveva sottolineato come "le tragedie odierne dei profughi in cerca di salvezza o di una sopravvivenza meno miserabile che periscono, spesso anonimi e ignoti, in mare non sono meno dolorose, ma non sono più un’eccezione sia pur frequente, bensì una regola", rappresentano una "cronaca consueta" che "non desta più emozioni collettive", provocando "assuefazione che conduce all’indifferenza", per il capo dello Stato l’indifferenza è proprio "la soglia che non può e non deve essere varcata". "Lei ha spiegato con crudezza - scrive Napolitano - come miseria della condizione umana l’acconciarsi a convivere con quella che diviene orribile ’cronaca consuetà. Ma se in qualche modo è istintiva l’assuefazione, è fatale anche che essa induca all’indifferenza? A me pare sia questa la soglia che non può e non deve essere varcata". "Se è vero, come lei dice, che la democrazia è tale in quanto sappia mettersi nella pelle degli altri, pure in quella di quei naufraghi in fondo al mare, occorre allora scongiurare il rischio di ogni scivolamento nell’indifferenza, occorre reagire con forza, moralmente e politicamente, all’indifferenza: oggi, e in concreto, rispetto all’odissea dei profughi africani in Libia, o di quella parte di essi che cerca di raggiungere le coste siciliane come porta della ricca, e - domanda - accogliente?, Europa". Per il Presidente della Repubblica, chi quotidianamente organizza la partenza dalla Libia, "su vecchie imbarcazioni ad alto rischio di naufragio, di folle disperate di uomini, donne, bambini" compie un "crimine" di fronte al quale "la comunità internazionale e innanzitutto l’Unione Europea, non possono restare inerti".

Stroncare questo "traffico2 di esseri umani, prevenire nuove, continue partenze per viaggi della morte, ben più che "viaggi della speranza", e aprirsi, regolandola, all’accoglienza è, sottolinea Napolitano, "il dovere delle nazioni civili e della comunità europea e internazionale, è questo il dovere della democrazia".

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